Comunali, Giorgia Meloni e Matteo Salvini contestati al campo rom di via Candoni (FOTO)
"Scemo, scemo", "Sciacallo, via dal nostro campo", "Odio la lega". Cori, insulti e un grande striscione che recita: "Non vogliamo Salvini in campo, via". Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono stati contestati oggi al campo rom di via Candoni dove si erano recati per una visita elettorale. "Avevamo immaginato che il clima non sarebbe stato accogliente. Siamo qui per raccontare da fuori un simbolo di realtà che a Roma non possono più esistere", ha spiegato la candidata sindaco di Fratelli d'Italia alle prossime elezioni comunali. "I campi rom vanno eliminati. Chi è cittadino italiano si metta in fila per le case popolari come tutti. Per chi è nomade la soluzione saranno delle piazzole di sosta temporanee", ha spiegato.
Intanto Matteo Salvini, accompagnato dalla capolista della Lega Nord a Roma, l'ex presidente della Camera Irene Pivetti, ha ripreso la contestazione con il suo smartphone e ha pubblicato tutto in diretta Facebook. "Non devono più esistere i campi rom, regolari o irregolari. La gente che sta qui deve trovarsi una casa. I campi rom non esistono nemmeno in Romania", ha detto il leader del Carroccio mentre rispondeva ai contestatori mandando baci con la mano.
Giorgia Meloni è arrivata tardi all'appuntamento perché è stata bloccata alla stazione della metropolitana Magliana mentre stava girando un video per denunciare l'evasione dei biglietti attraverso l'ingresso dai tornelli di uscita. "Sono venuta questa mattina a fare una ripresa video dei tornelli non scavalcabili, che servono a uscire dalla metropolitana ma che purtroppo vengono usati spesso anche per entrare da molta gente per non pagare il biglietto quindi sono venuta qui per fare una dichiarazione, per dire che quando sarò sindaco mi piacerebbe che ci fossero solo tornelli non scavalcabili per combattere l'evasione tariffaria e dare la possibilità al Comune di recuperare i milioni di euro che ogni anno perde in evasione sul pagamento dei biglietti", ha spiegato Meloni.