Il Francese, il Pilota e lo Svizzero: agenti infiltrati che hanno incastrato Salvatore Casamonica
L'operazione Brasile Low Cost condotta dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma e dal Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata ha portato alla luce -secondo la tesi degli investigatori- un sodalizio criminale facente capo a Salvatore Casamonica -già tratto in arresto nel corso dell'operazione Gramigna del luglio 2018. L'indagine si fonda in gran parte sul lavoro di agenti “undercover”, sotto copertura. Il Francese, il Pilota e lo Svizzero non sono personaggi di una spy-story, ma uomini che sono riusciti a guadagnarsi la fiducia del capofamiglia e a sventare l'organizzazione di un enorme traffico di cocaina dal Sud America all'Italia (almeno 7 tonnellate all'anno) che avrebbe rifornito le piazze di spaccio della Capitale, ma anche di Napoli e altre località fuori dai confini nazionali. Non si tratta di agenti provocatori, ma di una figura prevista dalla legge n. 146 del 16 marzo 2006 che attua tecniche investigative undercover attive al fine di raccogliere elementi di prova nel momento stesso in cui l'attività criminale è in corso.
Il Francese conquista la fiducia di Salvatore Casamonica
Il Francese è la figura chiave di tutta l'indagine, si tratta di un testimone di giustizia conoscente di Salvatore Casamonica e che è stato detenuto in un carcere a Marsiglia. È proprio il Casamonica a chiedergli di procurare un pilota per trasportare gli stupefacenti dal sud America all'aeroporto di Ciampino. Il Francese decide di collaborare con lo S.C.I.C.O. e viene nominato agente sotto copertura. In un primo momento, l'offerta fatta al Francese era di diventare un corriere per conto dell'organizzazione: avrebbe dovuto ritirare la sostanza stupefacente in Olanda o in Spagna e trasportarla in Italia con delle automobili dotate di doppifondi. Lui aveva rifiutato con delle scuse, fino al periodo pre-natalizio del 2016, quando Salvatore Casamonica gli avanza la richiesta di trovare un pilota per il trasporto di 5-7 mila kg all'anno di cocaina proveniente dai suoi contatti con i narcos colombiani.
Il Pilota è un agente della D.E.A. americana
Il Pilota è un agente della D.E.A. americana coinvolto nell'operazione per il trasporto della sostanza dal sud America all'Italia. Viene presentato dal Francese a Salvatore Casamonica in una serie di incontri che si svolgono in ristoranti e pizzerie romane, al quale partecipano anche i complici del capofamiglia, ovvero l'albanese Dorian Petoku -che secondo gli inquirenti è l'uomo che tiene i contatti con i narcotrafficanti sudamericani- e il montenegrino Tomislav Pavlovic -che nelle carte dell'inchiesta viene definito come la persona destinata a far superare alla merce i controlli negli aeroporti sudamericani grazie ai suoi contatti sul posto. Nei numerosi meeting, viene consegnato al Pilota anche uno smartphone dotato di un sistema operativo e un programma di chat non intercettabili da parte delle forze dell'ordine, da usare per comunicare direttamente con Salvatore Casamonica. “Hai a che fare con persone pericolose” è l'avvertimento che viene fatto al Pilota dagli uomini di Salvatore Casamonica.
Lo Svizzero doveva far entrare la cocaina in Europa
Lo Svizzero è un agente della polizia di Ginevra C.R.I.S., entra in scena dopo che l'uscita dall'aeroporto di Ciampino della sostanza stupefacente viene ritenuta da Salvatore Casamonica troppo pericolosa. Così, il Francese si propone di trovare un altro scalo europeo dove far arrivare i carichi dal sud America. L'agente elvetico si finge un funzionario doganale corrotto dell'aeroporto di Sion, capace in soli dieci giorni di organizzare un'uscita sicura e senza controlli dei carichi e addirittura assicurarne il trasporto fino alla provincia di Milano (e successivamente fino a Roma, con la garanzia del sodalizio criminale che nessun controllo delle forze dell'ordine sarebbe stato messo in atto lungo tutta la rete stradale grazie agli agganci del Casamonica).
Pochi giorni prima del trasporto, Salvatore Casamonica finisce agli arresti durante l'operazione Gramigna e il sodalizio criminale si scioglie. La gran quantità di prove raccolte attraverso gli agenti undercover, però, ha permesso agli uomini della Guardia di Finanza di incriminare tutti per traffico internazionale di stupefacenti.