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Clan Spada, confermata condanna a 8 anni per ‘Romoletto’: voleva estorcere 270mila euro a tabaccaio

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a otto anni di carcere per Carmine Spada, detto ‘Romoletto’, per aver tentato di estorcere 270mila euro a un tabaccaio di Ostia. Condannato a otto anni anche il suo braccio destro, Emiliano Belletti. I due hanno picchiato e minacciato di morte l’uomo più volte per intimidirlo e costringerlo a dargli il denaro.
A cura di Natascia Grbic
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La Cassazione ha confermato la condanna a 8 anni di reclusione per Carmine Spada, detto ‘Romoletto', ed Emiliano Belletti, il suo braccio destro. I due sono stati giudicati colpevoli, in via definitiva, di estorsione aggravata dal metodo mafioso a un tabaccaio di Ostia, al quale volevano estorcere 270mila euro. Per convincerlo a pagare, lo hanno picchiato più volte e hanno minacciato di ammazzare lui e la sua famiglia. In primo grado Carmine Spada ed Emiliano Belletti sono stati condannati a dieci anni, pena ridotta a otto in appello. La seconda sezione penale della Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi della difesa contro la sentenza emessa nell'aprile 2018 dalla Corte d'appello di Roma.

Estorsione a Ostia, tabaccaio il primo a denunciare gli Spada

A testimoniare contro Carmine Spada e il suo braccio destro, Emiliano Belletti, è stato Adriano Baglioni, che gestiva una tabaccheria a Ostia. Una testimonianza storica dato che l'uomo è stato il primo a denunciare gli esponenti del clan. La storia che ha raccontato durante il processo è agghiacciante. L'uomo ha spiegato che un giorno di è recato da lui Belletti, detto Alvaretto, pretendendo dei soldi. "Asseriva che io l'avrei truffato poiché mi aveva lasciato delle schedine del superenalotto da giocare che io non avrei giocato. Sosteneva che con una di quelle schedine aveva vinto e dunque che avrei dovuto dargli 100mila euro". Telefonate e minacce, tutto insieme a Carmine Spada. Insieme hanno pestato l'uomo, minacciando di uccidere lui e tutta la sua famiglia se non avesse pagato.

"Mi chiesero di uscire, mi schiaffeggiarono, mi promisero di uccidermi. Dopo un'ora tornarono e mi dissero che il debito era diventato di 275mila euro e che per pareggiare il conto avevano già un acquirente, un'agenzia immobiliare e un loro notaio di fiducia per acquisire un'altra attività che ho, una gelateria".

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