Caso Vannini, la mamma di Marco: “Pronta a rivolgermi alla Corte europea”
"Se la Cassazione non dovesse ribaltare la sentenza d'Appello, io e mio marito siamo pronti a rivolgerci alla Corte europea dei diritti dell'uomo" ha detto in un'intervista a News Mediaset Marina Conte, la madre di Marco Vannini, ucciso a 20 anni nel maggio 2015 da un colpo di pistola nella villetta dei genitori della fidanzata, a Ladispoli. Questa la decisione della donna che sta combattendo da quattro anni perché venga fatta "giustizia e venga raccontata la verità". Non trovano pace mamma Marina e papà Valerio, addolorati dalla lettura della seconda sentenza della Corte d'Appello che ha ridotto la pena da 14 a a 5 anni per Antonio Ciontoli, capofamiglia e a 3 per la moglie Maria e i figli Federico e Martina.
I genitori di Marco Vannini dal ministro Bonafede
"La vita di Marco non vale cinque anni di carcere" sottolinea Marina, dicendo che: "Marco è morto e le persone che hanno ucciso mio figlio la fanno franca". Nei prossimi giorni la famiglia Vannini verrà ricevuta dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che, dopo aver esaminato il caso, ha deciso di incontrarla. "Gli dirò che ci sono tanti elementi nell'inchiesta che non sono stati presi in considerazione" ha spiegato Marina, facendo riferimento ad alcune incongruenze emerse secondo i genitori nella ricostruzione della verità giudiziaria.
Le incongruenze sulla ricostruzione della verità giudiziaria
Secondo Marina, ad esempio, Marco non si trovava in bagno nel momento in cui è stato raggiunto dal proiettile, luogo identificato invece come quello dello sparo. Secondo la ricostruzione dei fatti precedenti alla morte del giovane svolta dagli inquirenti, il 20enne era nudo nella vasca e si stava lavando, quando è entrato Antonio Ciontoli, il padre della fidanzata Martina, che teneva in mano la sua pistola di servizio, una beretta calibro 9 e ha premuto il grilletto per sbaglio, ferendolo.
Ma dalle intercettazioni dei carabinieri è emerso come Martina abbia detto: "Ho visto quando papà gli ha puntato la pistola e gli ha detto: ti sparo". Ciò proverebbe anche, secondo i genitori di Marco, che la ragazza era presente nella stanza al momento dell'accaduto. Ancora più assurdo per Marina e Valerio è il fatto che la villetta dell'omicidio non sia stata sequestrata e che l'esame stub, (un tampone che viene passato sulle mani e sugli abiti dei sospettati per evidenziare eventuali residui di polvere da sparo) non sia stato svolto su tutte le persone presenti nella casa la sera del delitto.