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Omicidio Marco Vannini

Caso Vannini, il maresciallo Izzo indagato: “Non è vero niente, da Ciontoli nessun’altra telefonata”

Antonio Ciontoli, che risulta indagato per favoreggiamento e falsa testimonianza nell’ambito del processo sulla morte di Marco Vannini, si difende: “La mia difesa sta nei tabulati. Non c’è stata nessun’altra telefonata. Della telefonata dell’1,18 c’è traccia. Ma perché di questa c’è traccia e di un’altra no? Non vi fate i film. Queste accuse per me, dopo più di 30 anni di servizio, quando sto per andare in pensione, sono una coltellata esagerata”.
A cura di Enrico Tata
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L'omicidio di Marco Vannini
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Stando all'indiscrezione riportata ieri sul giornale locale Terzo Binario, il maresciallo Roberto Izzo è indagato per favoreggiamento e falsa testimonianza nell'ambito del processo sulla morte di Marco Vannini. Il suo grande accusatore è un suo ex amico, Davide Vannicola, che a Giulio Golia delle Iene rivelò: "L'ex comandante dei carabinieri di Ladispoli sapeva che a sparare a Vannini era stato il figlio di Antonio Ciontoli, Federico. E fu lui a suggerire al padre di prendersi la colpa". Il testimone è stato ascoltato dagli inquirenti, che poi hanno deciso di iscrivere Izzo sul registro degli indagati. Il diretto interessato ha risposto così a una giornalista di ‘Chi l'ha visto?': "Lo apprendo dai giornali, sto leggendo delle cose un po' forti… Non è vero niente, non è vero niente. Mi perdoni, la ringrazio. Tra me e Vannicola non c'è stato alcuno screzio e questo è ancora più sconvolgente". E ancora, quando la cronista gli ha chiesto perché Vannicola lo avrebbe accusato: "Non lo so, non ho mai parlato a questi livelli di confidenza del caso Vannini, nemmeno con i miei cari. La mia difesa, a parte le mie parole, che a questo punto sembra che non contano veramente niente, meno di zero, sta nei tabulati. Non c'è stata nessun'altra telefonata. Della telefonata dell'1,18 c'è traccia. Ma perché di questa c'è traccia e di un'altra no? Non vi fate i film. Queste accuse per me, dopo più di 30 anni di servizio, quando sto per andare in pensione, sono una coltellata esagerata". La seconda telefonata di cui si parla è quella che Ciontoli avrebbe fatto ad Izzo nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015, nella quale gli avrebbe suggerito che a sparare sarebbe stato il figlio Federico e non lui. Di questa telefonata effettivamente non c'è traccia nei tabulati telefonici.

La versione ufficiale di Izzo al processo

Negli atti processuali risulta una sola telefonata arrivata al maresciallo Izzo da casa Ciontoli. È l'1,18 della notte tra il 17 e il 18 maggio 2015. Izzo sta dormendo, Ciontoli lo sveglia: "Robè, corri che è successa una cosa tragica, ho bisogno di te, vieni al Pronto soccorso, vieni, vieni". Subito dopo a Izzo arriva anche la telefonata dalla caserma dei carabinieri in cui viene informato di quanto sta accadendo. Non risultano altre telefonate, almeno al numero di casa del carabiniere. Ciontoli conosce Izzo dal 2013, da quando il maresciallo prese il comando della stazione di Ladispoli. Ciontoli lo andò a trovare e i due si conobbero: "Da lì è potuta nascere questa conoscenza, abbiamo preso qualche caffè insieme, sicuramente, da buoni colleghi, insomma", ha riferito ai giudici Izzo.

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