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Casa famiglia degli orrori: parlano i minori vittime degli abusi e delle violenze

Ieri sono scattati i sigilli per la casa famiglia Monello Mare di Santa Marinella. Agli arresti domiciliari il responsabile della struttura, accusato di molestie sessuali e lesioni, quattro collaboratori indagati. Botte, palpeggiamenti indesiderati per le ragazze, tranquillanti e psicofarmaci somministrati senza ricetta, cibo di scarsa qualità.
A cura di Va.Re.
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Ieri sono scattati i sigilli per la casa famiglia Monello Mare di Santa Marinella. Agli arresti domiciliari il responsabile della struttura, accusato di molestie sessuali e lesioni, quattro collaboratori indagati. Botte, palpeggiamenti indesiderati per le ragazze, tranquillanti e psicofarmaci somministrati senza ricetta, cibo di scarsa qualità. Questa la vita per gli ospiti della casa famiglia che avrebbe invece dovuto tutelare questi minori, provenienti da situazioni difficili, e aiutarli a trovare una loro strada.

Oggi su il quotidiano la Repubblica le voci dei ragazzini ospiti del centro riportate da Federica Angeli. "Quell'uomo è insopportabile, quando ci passa vicino ci tocca nelle parti intime e ci chiama "maiala" o "zoccola". È un inferno vivere lì dentro. E se provi a rispondere ti arriva pure uno schiaffo". "Da qualche mese quando ci lamentiamo della qualità del cibo ci arrivano schiaffoni sulla testa e ci ordinano di finire tutto. Qua i soldi non ci arrivano, zitti e mangiate, così ogni giorno dobbiamo mangiare alimenti dal sapore guasto, rancido, come fosse andato a male – racconta un altro – Ho visto coi miei occhi una volta nella cucina un pezzo di frittata caduto per terra accanto alla spazzatura con un cumulo di peli, capelli e cartacce. L'operatrice l'ha preso da terra e rimesso nel piatto. Le ho detto che non si doveva azzardare a portarlo di là a tavola perché sarebbe scoppiato l'inferno. Mi ha dato un pugno nello stomaco e un calcio e mi ha fatto saltare la cena, facendomi salire nella mia camera così che non potessi avvisare gli altri dello schifo che dovevano mangiare". E poi quegli psicofarmaci presi a forza: "Ci obbligavano le operatrici a prendere le pasticche che ci rimbambivano. Se rifiutavamo arrivavano calci e insulti di ogni tipo. A volte ci tappavano il naso così non respiravamo e aprivamo la bocca e ci infilavano dentro la pasticca".

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