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Capolarato a Latina, sfruttavano braccianti nei campi: “Paga da fame e turni massacranti”. 2 arresti

Due arresti per capolarato questa mattina a Latina: la Polizia di Stato ha notificato la misura cautelare degli arresti domiciliari a due persone, marito e moglie, accusate di sfruttare decine di braccianti nei campi del Lazio. Turni massacranti, paga da fame, nessuna assicurazione o tutela, e minacce continue di perdere il lavoro: questo il quadro ‘inumano’ emerso dalle indagini.
A cura di Natascia Grbic
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Erano costretti a lavorare giorno e notte, tra le dieci e le dodici ore al giorno. Senza pausa, senza giorno di riposo, senza copertura sanitaria e assicurativa e senza nessun dispositivo di sicurezza. La paga? Meno di 4 euro l'ora, per uno ‘stipendio' (a nero) tra i 500 e gli 800 euro al mese. Ovviamente nessuno straordinario era previsto: i lavoratori, se rimanevano di più nei campi, non percepivano nessuna paga aggiuntiva. Questa è la tremenda e inumana situazione che decine di braccianti, italiani e stranieri, erano costretti a subire ogni giorno nei campi della provincia laziale. Prelevati da furgoni ogni mattina alle 7, erano portati nei campi, dove lavoravano diverse, troppe ore al giorno.

Questa mattina la Polizia di Stato di Latina ha arrestato due persone, marito e moglie, a capo di due società agricole attive nel settore ortofrutticolo e florealistico. Erano loro che sfruttavano i braccianti, costringendoli a lavorare in condizioni terrificanti e intascandosi ovviamente tutti i proventi del loro lavoro. I due avevano messo su un sistema collaudato, fatto di controllori (denunciati anche loro) che impartivano ordini e vessavano psicologicamente i lavoratori, terrorizzati dall'idea di perdere quel lavoro di cui avevano un bisogno disperato. E proprio su questo i due coniugi facevano leva: sul bisogno delle persone di mangiare, lavoratori che quindi accettavano anche una paga di 30 euro al giorno per poter mandare qualche soldo alla famiglia.

Le indagini sono partite dalla denuncia di un lavoratore indiano, che non ce la faceva più a sopportare la situazione. Aveva bisogno di quel lavoro, ed era costretto a sottostare a qualsiasi angheria perché doveva mandare i soldi alla famiglia, rimasta nel paese d'origine. Dopo tante vessazioni però, ha deciso di denunciare: da lì sono cominciare le indagini dei poliziotti di Latina, con tanto di appostamenti e ascolto di testimoni, altri lavoratori che si sono fatti avanti per denunciare la situazione. Adesso i due coniugi sono agli arresti domiciliari. Sono indagati anche i controllori che ‘vigilavano' con minacce e soprusi, sul lavoro dei braccianti. E le due società agricole, che tanto avevano fruttato ai due con lo sfruttamento dei braccianti, sono state sequestrate.

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