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Arrestato il figlio di Enrico Nicoletti, il cassiere della Banda della Magliana

Arrestato il figlio di Enrico Nicoletti, il cassiere della Banda della Magliana, al quale sono stati sequestrati beni immobiliari e società per un valore di oltre 5 milioni di euro. Tra le varie scoperte dell’operazione “Barba” della Guardia di Finanza c’è la realizzazione di un importante complesso residenziale a Vermicino. Nicoletti utilizzava prestanome e persone che erano ai suoi ordini, come l’imprenditore romano Mario Mattei.
A cura di Alessia Rabbai
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Sequestrati beni immobiliari e società per un valore di oltre 5 milioni di euro riconducibili a Massimo Nicoletti. Il figlio di Enrico Nicoletti, il cassiere e riciclatore della Banda della Magliana è stato arrestato dalla Guardia di Finanza. Conosciuto negli ambienti criminali romani con il soprannome di “Barba”, da cui prende il nome l'operazione svolta dai finanzieri, l'uomo ha a suo carico precedenti di polizia per traffico di droga, usura, estorsione, oltre a essere stato colpito da una misura di prevenzione personale e patrimoniale. L'arresto di Nicoletti è una delle ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip del Tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di quattro persone "accusate di trasferimento fraudolento di beni al fine di eludere la normativa antimafia in materia di misure di prevenzione patrimoniali".

Le indagini

Le indagini, iniziate nel dicembre 2015, sono state svolte attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti, appostamenti e accertamenti economicopatrimoniali. I risultati hanno consentito di individuare le relazioni che Nicoletti aveva tessuto: in particolare, è emerso come fosse coinvolto in investimenti nel mercato immobiliare del territorio romano. Tra le varie iniziative imprenditoriali illecite c'è la realizzazione di un importante complesso residenziale a Vermicino, nella periferia di Roma Est, composto da 42 immobili di pregio, con un investimento iniziale pari a circa 3 milioni di euro di sospetta provenienza. Sono stati impegnati sul campo oltre 80 finanzieri coinvolti delle operazioni di perquisizione.

Le società di capitali e i prestanome

Per realizzare gli investimenti, i finanzieri hanno scoperto che utilizzava due società di capitali, la Koros S.r.l e la Dama Investment S.r.l., entrambe con sede a Roma: la prima, per acquistare il complesso immobiliare e portare a completamento i lavori di costruzione delle abitazioni; la seconda, incaricata di rivenderle. Le società, oggi sequestrate, erano in realtà gestite da Nicoletti, in quanto soci e amministratori servivano come prestanome, che operavano anche per altri due noti pregiudicati. I due, destinatari di Ordinanza di Custodia Cautelare e tuttora oggetto di ricerche anche all’estero, nascondevano come Nicoletti, i loro illeciti guadagni di provenienza sconosciuta, intestando le partecipazioni societarie a partenti o amici con lo scopo di sfuggire alla normativa antimafia e facilitare le operazioni di riciclaggio del denaro.

Arrestato un imprenditore romano

In questo giro illegale era presente anche l'imprenditore romano Mario Mattei, anch’egli destinatario di ordinanza custodiale, in affari con Nicoletti e incaricato della gestione dei rapporti con i finanziatori delle speculazioni immobiliari. In realtà Mattei era il suo tuttofare rispondeva ai suoi ordini: era incaricato solo formalmente dell’amministrazione della Dama Investment S.r.l., ma in realtà non era autorizzato a prendere nessuna decisione. Secondo quanto è emerso dalle indagini svolte, Mattei è stato più volte minacciato e picchiato da Nicoletti, fino a dover allontanare la sua famiglia da casa. Questo accadeva quando i finanziatori ripensavano agli investimenti iniziali, a causa della profonda crisi del settore immobiliare, e pretendevano che il loro denaro venisse restituito. Ciò non era possibile perché i soldi erano stati “drenati”da Nicoletti, ossia investiti in altre attività.

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