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Appartamento a luci rosse a Roma: le prostitute dichiaravano di essere studentesse

Pubblicità ammiccanti sui muri dei palazzi usavano le parole chiave “relax” e “studentesse”. Le indagini della polizia hanno portato alla luce un appartamento in cui lavoravano tre ragazze. Un trentenne romano è accusato di sfruttamento della prostituzione.
A cura di Redazione Roma
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Le pubblicità reclamizzavano momenti di relax trascorsi anche con studentesse. Le allusioni sessuali che era possibile cogliere nelle pubblicità sui muri compresi tra Viale Marconi e via Oderisi da Gubbio hanno fatto scattare l'allarme e la conseguente indagine da parte dei poliziotti del Commissariato San Paolo, diretti da Filiberto Mastrapasqua. Gli agenti si sono finti potenziali clienti, dopodiché si sono appostati in prossimità dell'appartamento registrando un evidente andirivieni di clientela maschile. I poliziotti sono dunque entrati nell'appartamento, accolti da due giovani in abiti seducenti che hanno subito dichiarato di essere studentesse e di prostituirsi per pagarsi gli studi. Una terza ragazza, intanto, in un'altra stanza rispondeva alle telefonate della potenziale clientela.

Le ragazze hanno ammesso di praticare attività sessuale a pagamento, di non essere studentesse e che circa un anno fa avevano perso il lavoro. In seguito a ciò avevano finito per optare per la più redditizia attività di meretricio. Gli agenti hanno quindi verificato l'identità dell'intestatario del fitto del locale, ora accusato di favoreggiamento della prostituzione. L'uomo, un trentenne romano legato sentimentalmente ad una delle tre squillo, ha riconosciuto di avere una relazione con una delle ragazze, di sapere quale attività svolgessero nel suo appartamento e che l'affitto dello stesso veniva pagato con i proventi dell'attività illecita. L'appartamento è ora sotto sequestro in attesa che si esprima l'Autorità Giudiziaria.

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