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Agente di polizia penitenziaria arrestato per violenza sessuale: avrebbe aggredito 2 donne

Un agente di polizia penitenziaria in servizio a Rebibbia è stato arrestato con l’accusa di violenza sessuale e condotto nel carcere di Regina Coeli. Due donne lo hanno accusato di aver tentato di stuprarle nel portone della propria abitazione: dopo averlo denunciato sono scattate le indagini che hanno portato all’arresto del poliziotto.
A cura di Natascia Grbic
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Un agente di polizia penitenziaria impiegato presso la casa circondariale di Rebibbia è stato arrestato ieri dagli agenti del commissariato di San Basilio e portato in carcere a Regina Coeli con l'accusa di violenza sessuale. Il 16 e il 19 giugno, infatti, avrebbe palpeggiato e tentato di stuprare due donne in due portoni differenti, per poi tornare a casa. Le indagini, durate qualche settimana, sono partite dopo la denuncia delle due donne: e, dopo che entrambe hanno riconosciuto la foto segnaletica, per lui sono scattate le manette. A riportare la vicenda è Il Messaggero: nell'articolo si riporta che l'uomo era stato già denunciato anni prima da un'altra donna, che lo aveva accusato sempre di molestie. Ma il riconoscimento non era andato bene: lei ricordava un uomo dal fisico prestante e brizzolato, mentre il poliziotto è di media statura e con una stempiatura molto pronunciata. E a seguito di queste discrepanze, l'agente di polizia è potuto uscire dalla vicenda senza macchia.

Poliziotto arrestato per violenza sessuale, era stato denunciato già anni prima

La richiesta di misura cautelare è stata firmata dalla pm Claudia Claudia Alberti e dal procuratore aggiunto Maria Monteleone, e accolta dal giudice per le indagini preliminari Maurizio Silvestri. Ieri, l'arresto e il trasferimento nel carcere di Regina Coeli. L'agente avrebbe respinto tutte le accuse a suo carico, smentendo la versione delle due donne. Per adesso però rimane in carcere, almeno fino a venerdì, giorno in cui è fissato l'interrogatorio di garanzia. Il suo arresto ha sconvolto la moglie e i tre figli, ignari di ogni cosa, ma anche i colleghi con cui lavorava a Rebibbia, che hanno spiegato di non aver avuto mai il minimo dubbio sull'irreprensibilità della sua condotta.

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