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Quartiere a luci rosse a Roma, l’Avvenire: “Operazione ipocrita, sarà ‘Degrado Capitale'”

Il quotidiano della Cei attacca duramente la decisione di istituire una zona a luci rosse nel quartiere dell’Eur, anticipata dal presidente del IX Municipio Andrea Santoro: “Ipocrita e ideologica operazione per il ‘decoro’ urbano, non contro il degrado umano, a fianco delle vittime. Ne proviamo vergogna”.
A cura di Francesco Loiacono
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Il quotidiano della Conferenza episcopale italiana, l'Avvenire, boccia senza mezzi termini l'annuncio dell'istituzione di una "zona a luci rosse" a Roma, nel quartiere dell'Eur. "Un'ipocrita (e forse ideologica) operazione per il ‘decoro' urbano. Non un impegno contro il degrado umano, a fianco delle vittime. Ne proviamo vergogna", uno dei duri passaggi dell'editoriale dell'edizione di sabato del quotidiano, a firma di Francesco Riccardi e dal titolo evocativo: "Degrado Capitale". "Alla vigilia della giornata di preghiera e azione contro la tratta degli esseri umani – in programma domenica, ndr -, Roma – la capitale d'Italia, la città culla e cuore dell'umanesimo cristiano – si fa capofila di un progetto che assomiglia alla polvere celata sotto un tappeto di luci rosse. Un lavarsi la coscienza, come le strade. Non una scelta decisa per affrontare il dramma della prostituzione", prosegue l'editoriale di prima pagina.

L'Avvenire: "Una sorta di Amsterdam de noantri"

Il nucleo dell'argomentazione del quotidiano della Cei è che la scelta dell'amministrazione capitolina, che era già stata annunciata da tempo, sembra focalizzarsi solo sull'aspetto del degrado urbano, senza riuscire a cogliere appieno il dramma umano vissuto dalle donne e ragazzine sfruttate e trattate come merce.

Qual è il degrado che non riusciamo a sopportare? È quello urbano di un quartiere ridotto a bordello a cielo aperto o quello umano di persone violate e sfruttate? Che cosa ci turba più profondamente? Il non poter circolare la sera senza incrociare la degradazione dei corpi o la schiavitù che la determina nella maggior parte dei casi? Qual è, insomma, l’ingiustizia che sentiamo bruciarci sotto la pelle con maggior forza? È appunto lo scadimento e la bruttura che la prostituzione porta con sé nelle strade, sotto le nostre case, o è il destino delle donne, sempre più spesso delle ragazzine ridotte a merce: comprate, vendute, usate, private di libertà e dignità?

Il giornale della Cei prosegue poi nel suo attacco frontale alla decisione anticipata dal presidente del IX Municipio Andrea Santoro, che potrebbe partire già dal prossimo aprile. "Una sorta di Amsterdam de noantri e annunciata proprio alla vigilia della "Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta delle persone" (domenica)", denuncia un articolo nelle pagine interne del quotidiano. Che interviene poi sull'aspetto dei costi: "Costerà 5mila euro al mese e l’obiettivo sarebbe rendere il quartiere più vivibile, senza prostituzione selvaggia e degrado. Mentre la realtà racconterà quasi certamente che la prostituzione semplicemente se ne andrà in altre zone, con il suo carico di schiavitù, vittime della tratta, minorenni e vario degrado".

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