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Processo Marra: la difesa rinuncia alla testimonianza di Virginia Raggi

Virginia Raggi non testimonierà al processo per corruzione che vede imputati Raffaele Marra e Sergio Scarpellini. Gli avvocati di Marra, ex capo di gabinetto del Campidoglio, temono che la sindaca, coinvolta assieme a Marra nella vicenda della nomina del fratello di Raffaele, Renato, possa avvalersi della facoltà di non rispondere, facendo perdere così al proprio assistito un’importante testimonianza: sono infatti cinque i testi consentiti per ciascun imputato.
A cura di Francesco Loiacono
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La sindaca di Roma, Virginia Raggi, non testimonierà al processo per corruzione che vede imputato Raffaele Marra in concorso con Sergio Scarpellini. Lo hanno deciso gli avvocati di Marra, ex capo di gabinetto del Campidoglio. Secondo i legali, la sindaca potrebbe decidere di avvalersi della facoltà di non rispondere in quanto coinvolta assieme a Marra in un'altra inchiesta, quella sulla nomina del fratello di Raffaele, Renato, a capo dipartimento del Turismo. Una vicenda per la quale Raggi è indagata per falso: un'altra accusa, per abuso d'ufficio, è contestata alla prima cittadina di Roma in relazione a un'altra nomina, quella di Salvatore Romeo come capo della segreteria politica.

Ciascun imputato potrà nominare al massimo cinque testimoni: ogni teste è fondamentale

Gli avvocati difensori di Marra, Francesco Scacchi e Fabrizio Merluzzi, temono dunque di perdere un'importante testimonianza. Un rischio che non possono permettersi di correre, dal momento che su decisione del giudice ciascun imputato potrà nominare al massimo cinque testimoni. Quest'oggi si è tenuta una nuova udienza del processo, durante la quale sono stati ascoltati tre testi citati dai difensori di Scarpellini. Una nuova udienza del processo è prevista per il prossimo 19 settembre.

Le accuse: Marra avrebbe ricevuto da Scarpellini una tangente da 370mila euro

Il processo in corso riguarda una presunta tangente che sarebbe stata pagata dall'imprenditore Scarpellini a Raffaele Marra, all'epoca dei fatti direttore del dipartimento Partecipate del Comune di Roma. I fatti contestati si riferiscono al 2013, prima dunque dell'inizio della giunta Raggi. Secondo quanto ricostruito dalla procura di Roma, Scarpellini avrebbe pagato a Marra 370mila euro in cambio di favori e agevolazioni.

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