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Omicidio Piccolino, fermato il presunto assassino: il movente è personale

Questa mattina la polizia ha fermato una persona presumibilmente coinvolta nell’omicidio. Avrebbe 60 anni e sarebbe redisente nei pressi di Formia. Secondo quanto si apprende i motivi dell’assassinio sarebbero di tipo personale.
A cura di En.Ta.
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Forse c'è una svolta nel caso dell'assassinio dell'avvocato Mario Piccolino, ucciso con un colpo di pistola nel suo studio a Formia lo scorso 29 maggio. Questa mattina la polizia ha fermato una persona presumibilmente coinvolta nell'omicidio. Avrebbe 60 anni e sarebbe residente nei pressi di Formia. Ad individuare il presunto assassino sono stati gli investigatori della Squadra Mobile di Latina unitamente ai magistrati della Dda di Roma, Carlo Lasperanza e Alfredo Mattei, sostituto procuratore della Repubblica di Cassino applicato in via del tutto straordinaria alla distrettuale capitolina. Secondo fonti di polizia, il movente dell'omicidio non sarebbe legato alla criminalità organizzata ma a motivi personali. Il presunto assassino dell'avvocato Piccolino sarà trasferito nel carcere di Cassino dove domani mattina verrà effettuata l'udienza di convalida del fermo.

Le indagini sono cominciate dalla descrizione del killer fatta, seppur in termini generici, da un uomo presente all'interno dello studio al momento dell'omicidio. Sulla base della descrizione fornita, dalla visione delle immagini estrapolate dal sistema di videosorveglianza, è stato individuato un uomo compatibile con le caratteristiche fisiche segnalate. Secondo gli investigatori, il movente dell'omicidio va cercato in vicende strettamente personali legate a una causa civile: Piccolino avrebbe difeso alcune persone che nella causa si opponevano al presunto killer. In pratica Piccolino era il rappresentante legale di un privato in un procedimento civile, per il possesso di un'abitazione scavata nel tufo a Ventotene, proprio contro il fermato. Mentre la causa era ancora in corso, l'indagato aveva messo la grotta in comunicazione con un appartamento vicino, già di sua proprietà, procedendo a lavori di ristrutturazione, sicuro del buon esito del giudizio. Invece la causa civile si e' conclusa nel 2003 con una sentenza della Cassazione che ha reintegrato gli assistiti dell'avvocato Piccolino nel possesso della grotta. L'episodio, secondo gli investigatori "si pone come ragionevole movente dell'omicidio in considerazione anche del fatto che la causa non si è svolta seguendo i normali schemi, ma è stata caratterizzata da una situazione di pesante attrito culminata in una denuncia penale che ha determinato un forte livore dell'indagato nei confronti della vittima"

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