Storto, buio, di modesta semplicità. E' il simbolo del declino della Capitale o rappresenta le radici di una futura rinascita? Mentre Milano accende un albero illuminato da 6mila punti led in piazza Duomo e Napoli inaugura l'albero più alto del mondo, Roma si ritrova con il suo piccolo, discreto abete di Natale in piazza Venezia. La sindaca Raggi ha messo le mani avanti e la motivazione è certamente nobile. Il Comune ha speso solo 15mila euro per l'allestimento, molto meno rispetto al passato. "Questo è un altro segnale della direzione in cui stiamo andando", ha scritto la prima cittadina su Facebook rivendicando scelta della semplicità nelle luminarie di Natale. "La decorazione luminosa è stata realizzata con materiali di recupero. Ciò a dimostrazione del nostro impegno a percorrere la strada della sostenibilità ambientale. Perché per noi sono importanti le 3 “R”: riduzione, riutilizzo e riciclo", ha scritto la sindaca su Facebook. Giusto, incontestabile. Ma il risultato agli occhi dei turisti resta uno solo: un piccolo alberello di Natale spelacchiato, che certo non può competere con le decorazioni natalizie delle altre capitali europee.
Con il mostruoso debito che si ritrova la Capitale, forse Virginia Raggi davvero non avrebbe potuto fare altro. Investire i pochi soldi delle casse comunali nelle luminarie di Natale non sarebbe stato un bel messaggio per i cittadini. Il cambiamento rispetto agli "sprechi" del passato deve essere visibile a tutti, potrebbe aver pensato la sindaca. Eppure, forse, una soluzione c'era: una semplice, banale sponsorizzazione. Come a Milano, dove il maestoso albero di piazza Duomo è stato finanziato da Pandora, azienda danese che produce e distribuisce gioielli. A pochi metri di distanza, l'albero della Galleria Vittorio Emanuele II è stato decorato con 36mila luci e circa 10mila cristalli firmati Swarovski.