Il sindaco di Amatrice: “Siamo abbandonati. La dignità non fa rima con coglionaggine”
"Ho la sensazione che qualcuno ci stia abbandonando, e se fosse così sarebbe grave perché noi non vogliamo essere solo un borgo da cartolina, ma un paese da vivere. Nel terremoto del 24 agosto ho perso anche la fascia tricolore. Tornerò ad indossarla quando avrò la certezza che nessuno ci abbandona. Non dobbiamo essere bravi nei primi 10 giorni, ma bravi in 365 giorni . Sono sicuro che non sarà così. Altrimenti questi borghi non torneranno più a vivere". Così Sergio Pirozzi, il sindaco di Amatrice, nel corso dell'udienza davanti al ministro degli Interni, Angelino Alfano, alla Camera dei deputati. E ancora più duro è lo sfogo del primo cittadino in un'intervista rilasciata a Radio Cusano Campus:
"Che nessuno dimentichi che questa gente, la mia gente, ha avuto 137 morti. Non se lo dimentichi mai nessuno. Altrimenti si corre il rischio di essere fuorviati da altre cose. Non è che la dignità è segno di coglionaggine. Perché noi abbiamo 113 chiese che non ci sono più. Non c'è più un'attività economica. E allora non è che la dignità, non fare il pianto, significa che uno è che coglione".
Amatrice è uno dei comuni più colpiti dal sisma che ha devastato il centro Italia lo scorso 24 agosto. Secondo Pirozzi al momento il problema principale del comune in provincia di Rieti è la viabilità. "Se entro 20 giorni non si rimettono le strade in sesto io evacuo il Paese, chiudo tutto, e chi vuole Cristo se lo prega. E la mia non è una provocazione. Se non c'è la viabilità, se non esiste sicurezza stradale, chi rimane qui cosa resta a fare? Oggi si va per strade sterrate, col rischio di restare impantanati, di sbandare. E il mal tempo che si è abbattuto sul Lazio non può essere considerato una eccezionalità", spiega il sindaco.