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Il mondo perduto del Pleistocene nel nuovo museo di Casal de Pazzi

Il sindaco di Roma Ignazio Marino ha inaugurato il nuovo museo dedicato al Pleistocene insieme all’assessore alla cultura, Giovanna Marinelli. “Si tratta del secondo museo scientifico che si aggiunge a quello di zoologia. I piccoli musei gratuiti da sette diventano otto, spazi che ci stanno dando molte soddisfazioni”, ha detto Marinelli.
A cura di Enrico Tata
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La storia del nuovo museo di Casal de Pazzi, inaugurato ieri dal sindaco Ignazio Marino, comincia con una zanna di elefante. Fu rinvenuta nel 1981 durante i lavori di urbanizzazione della zona di Rebibbia. Quel ritrovamento diede il via a un'indagine archeologica che portò alla luce un tratto di un antico alveo fluviale. Là furono scoperti oltre 2000 fossili di animali, testimoni di un mondo antico: elefanti, ippopotami, rinoceronti, l'uro, ma anche un frammento di cranio e alcuni manufatti in selce che testimoniano la presenza degli esseri umani. Il sito risale a circa 200.000 anni fa e costituisce l’ultima testimonianza di una straordinaria serie di depositi pleistocenici che costellavano la bassa valle dell'Aniene, distrutti dall'avanzare della città. Questa la storia del nuovo museo di Casal dè Pazzi.

A inaugurare simbolicamente lo spazio è stato il sindaco Ignazio Marino che, insieme all'assessore alla Cultura Giovanna Marinelli, ha annunciato un altra novità: da oggi Musei Capitolini, Ara Pacis e Mercati di Traiano saranno aperti sette giorni su sette, senza chiudere il lunedì. “Si tratta del secondo museo scientifico che si aggiunge a quello di zoologia – ha spiega Marinelli -. I piccoli musei gratuiti da sette diventano otto, spazi che ci stanno dando molte soddisfazioni”. “Roma è tutta Roma. Per noi le periferie devono diventare nuove centralità e quindi avere un museo così importante dedicato al Pleistocene in un'area come Casal de Pazzi è un momento e un punto di orgoglio”, è stato il commento di Marino.

L’itinerario di visita del museo prevede l’osservazione del letto del fiume dall’alto di una passerella. Suggestive proiezioni evidenziano progressivamente i grandi massi e i resti fossili del giacimento tra cui zanne lunghe fino a 4 metri, denti e vertebre. Un inaspettato paesaggio “archeologico” nel pieno della città moderna i cui misteri vengono svelati con l’ausilio di una voce fuori campo. Quindi i visitatori vengono portati ad immaginare ciò che non c’è più: l’alveo si riempie di acque virtuali e un filmato ricostruisce il paesaggio pleistocenico con il fiume, le piante, gli animali e una rappresentazione 3D dell’elefante antico mentre, in sottofondo, un uomo che 200.000 anni fa viveva in quei luoghi racconta il suo mondo. Nella sala espositiva è possibile ammirare alcuni dei reperti rinvenuti nel giacimento ed utilizzare la Pleistostation, un touch screen ricco di questionari, giochi, ipertesti e filmati per confrontarsi in modo ludico e interattivo con le tematiche affrontante del corso della visita.

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