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Il bagnetto è troppo caldo, cicatrici a vita per la neonata e forse non avrà rimborso

Francesca (nome di fantasia), a cui sono state amputate tre dita ed ha subito diversi interventi chirurgici dopo l’incidente, è nata a dicembre di due anni fa all’ospedale San Giovanni di Dio a Fondi, ma ancora non ha ricevuto, e forse non riceverà, alcun rimborso per quanto accaduto.
A cura di Enrico Tata
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Trentasette gradi. Sarebbe dovuta essere questa la temperatura del primo bagnetto in ospedale di Francesca (nome di fantasia). E invece l'infermiera la immerge nell'acqua molto più calda, provocando alla neonata ustioni gravissime. Per la piccola inizia un calvario: interventi chirurgici subiti, tre dita amputate, bruciature che ancora la tormentano giorno e notte. Francesca è nata a dicembre di due anni fa all'ospedale San Giovanni di Dio a Fondi, ma ancora non ha ricevuto, e forse non riceverà, alcun rimborso per quanto accaduto.

Ancora è poco chiaro la dinamica dell'incidente. L'infermiera che si è occupata di lavare la piccola era una delle più esperte e dai rubinetti dell'ospedale l'acqua non può superare i 48 gradi di temperatura. Il processo nei confronti della donna inizierà nel 2017, dopo la denuncia presentata dai genitori della neonata, due romeni residenti nella piana di Fondi e che versano in condizioni economiche disagiate. Per il risarcimento, probabilmente, ci vorrà molto più tempo. La Asl di Latina, spiega il Corriere della Sera, non si è presentata a una conciliazione a fronte di una richiesta di danni che ammonta ad un milione di euro. Questo avrebbe potuto evitare l'apertura di un procedimento civile. "Le procedure per il bagnetto sono chiare – dice l’avvocato Benedetto Guglielmo – tutti sanno che si deve sentire la temperatura con il gomito, che è la parte più sensibile del corpo. E solo dopo immergere il corpicino. A giudicare dai danni, ci pare di poter dire che qualcosa non è stato fatto. Come non è stato fatto nulla dall’azienda all’indomani del fatto: abbiamo dovuto denunciare tutto noi. Abbiamo notato un atteggiamento strano da parte della Asl, che avrebbe attribuito i danni ricevuti dalla bimba addirittura ad un altra patologia", spiegano gli avvocati della famiglia della piccola.

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