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Giallo del piede mozzato, si cercano altri resti dell’ultrà Di Ponto nell’Aniene

Gli investigatori della squadra mobile di Roma scandagliano l’Aniene, dove ipotizzano si trovino anche gli altri resti di Gabriele Di Ponto, il 36enne ultrà della Lazio la cui gamba mozzata è stata ritrovata nel fiume lo scorso 11 agosto. Intanto in procura aperto un fascicolo per omicidio e occultamento di cadavere.
A cura di F.L.
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Il greto del fiume Aniene, affluente del Tevere, custodirebbe anche gli altri resti del cadavere di Gabriele Di Ponto, il 36enne ultrà della Lazio la cui gamba mozzata è stata ritrovata nel corso d'acqua lo scorso 11 agosto. Ne sono convinti gli investigatori che curano il caso, che hanno già iniziato a scandagliare – finora senza esito – il letto del fiume in più punti. L'ipotesi è che il moncone col piede e parte del polpaccio sinistro finora ritrovato – sulla cui effettiva appartenenza a Di Ponto l'analisi del dna toglierà ogni dubbio -, sia fuoriuscito da un sacco che conterrebbe anche gli altri resti del cadavere. Ancora non vi è certezza, invece, su quando sia avvenuta la mutilazione: se prima, come forma di tortura, o in seguito alla morte di Di Ponto.

Si cercano nell'Aniene altri resti del cadavere dell'ultrà Di Ponto

Non ci sono più dubbi, ormai, sulle cause della morte dell'ultrà: l'uomo, domiciliato a La Rustica ma originario di San Basilio e con molti precedenti per droga e per rapina, sarebbe stato ucciso. E proprio di omicidio, con annesso occultamento di cadavere, parla secondo il quotidiano La Repubblica il fascicolo aperto in procura. La squadra mobile di Roma, sezione omicidi, indaga in molte direzioni, tra le quali c'è anche la pista della criminalità albanese che proprio a San Basilio, luogo di nascita di Di Ponto, gestisce lo spaccio di droga. Il 36enne in passato aveva avuto contatti con molte organizzazioni criminali romane.

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