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Gaeta, peschereccio ritrova due enormi anfore romane: potevano contenere 3mila litri di vino

Si tratta di due “dolia”, cioè due giare di grandi dimensioni pensate dai romani per contenere grandi quantità di derrate alimentari come granaglie e cereali, ‘garum’ (salsa di pesce), olive o vino.
A cura di Enrico Tata
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Strana battuta di pesca per il peschereccio Attile II di Gaeta: Nella rete non ci sono pesci, ma due enormi anfore di epoca romana, rimaste perfettamente intatte per secoli sul fondo del mare a largo del golfo, tra Ventotene e la costa. L'imbarcazione ha fatto immediatamente rientro al porticciolo consegnando i reperti alla Capitaneria di Porto, che ha informato la Soprintendenza. Una piccola folla di curiosi ha assistito allo sbarco delle giganti anfore. Le fotografie sono state pubblicate sul sito Gaetamedioevale.com

Scrive Maria Teresa Di Sarcina, archeologa, che si tratta di due "dolia", cioè due giare di grandi dimensioni pensate dai romani per contenere grandi quantità di derrate alimentari come granaglie e cereali, ‘garum' (salsa di pesce), olive o vino. Probabilmente, scrive ancora la studiosa su Facebook,  facevano parte del carico di una delle cosiddette ‘navi a dolia', antiche navi onerarie utilizzate per il trasporto del vino nella prima età imperiale romana. Inizialmente si pensava che le "dolia" potessero essere utilizzate come riserve d'acqua, ma l'interpretazione è cambiata dopo la scoperta di diversi relitti nel mediterraneo. I dolia venivano usati soprattutto per trasportare vino sfuso ed è stato calcolato che quelli più grandi potevano contenere sino a 3100 litri, il corrispettivo di 110 anfore. Rappresentavano un grande risparmio per i commercianti, ma certamente, viste le dimensioni, non erano comodi e per questo scomparvero nel corso degli anni. "I dolia ripescati dal motopeschereccio di Gaeta – scrive Di Sarcina – sono preziosi rinvenimenti che possono implementare le conoscenze sulle rotte navali antiche, sul sistema di trasporto e di commercializzazione del vino in epoca antica. È molto importante poter definire il tratto di mare dove è avvenuto il rinvenimento, per capire se provengano da un relitto già noto o ancora da identificare".

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