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Duro colpo al clan dei Casamonica, 8 arresti all’alba

Un’indagine di due anni ha permesso di documentare lo spessore criminale dell’organizzazione che ha, in pochissimo tempo, sottomesso noti imprenditori commerciali della Capitale in un giro di prestiti usurari, con interessi elevatissimi.
A cura di En.Ta.
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I Casamonica sono uno dei clan più potenti che operano nel territorio di Roma. Un'indagine di due anni, condotta alla Squadra mobile di Roma e dal commissariato di polizia Vescovio, ha permesso di documentare lo spessore criminale dell'organizzazione che ha, in pochissimo tempo, sottomesso noti imprenditori commerciali della Capitale in un giro di prestiti usurari, con interessi elevatissimi. Questa mattina all'alba la polizia ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip presso il Tribunale di Roma, nei confronti di otto appartenenti al clan, attivo a Roma con ramificazioni criminali nei territori di Nettuno, Genzano, Lanuvio e Cerveteri. I prestiti venivano concessi attraverso la vendita simulata di macchine, gioielli, orologi di pregio. Sono state inoltre eseguite circa 20 perquisizioni locali nei confronti di indagati e sedi legali di aziende riferibili al clan Casamonica nel territorio della provincia di Roma.

L'operazione di oggi arriva all'indomani della presentazione del rapporto dell'Osservatorio regionale contro le mafie, che ha reso un quadro drammatico e inquietante della penetrazione della criminalità organizzata nel tessuto economico e sociale di Roma e del Lazio

L'indagine ha preso il via nel giugno 2013, in seguito alla denuncia di un noto imprenditore, titolare di diverse attività di rivendita di articoli per illuminazione civile ed industriale e di alcuni mobilifici, che ha denunciato di essere finito nella rete dei Casamonica: dopo continue pressioni e minacce era stato costretto a versare una consistente somma di denaro per una ‘protezione' mai richiesta. Le indagini hanno appurato come Enrico Casamonica, insieme ad altri componenti della famiglia omonima tra cui il fratello Antonio, il padre Consilio, il cugino Diego e il cognato Giuseppe Grancagnolo, pretendevano denaro e beni come saldo di prestiti avvenuti in passato in favore dell'imprenditore che, in pochissimo tempo, era stato coinvolto in un vorticoso giro di prestiti usurari con interessi iperbolici.

Coinvolte anche le donne del clan, Cristina, Virgilia e Francesca, che per rientrare del prestito pretendevano lampadari e oggetti di arredamento. La consulenza tecnica disposta dalla Procura della Repubblica sul copioso materiale sequestrato e corroborata dalle dichiarazioni rese dalle vittime ha permesso di acclarare che le somme sottratte dalla contabilità aziendale da parte dell'imprenditore per far fronte alle continue richieste del clan, tra il 2007 e il 2010, erano state di 1.785.300 euro, con tassi usurari che arrivavano anche al 76mila per cento.

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