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Caffè della Pace, i dipendenti si incatenano contro lo sfratto

La scorsa settimana, l’ufficiale giudiziario ha infatti notificato alla famiglia Serafini, che gestisce il locale, lo sfratto esecutivo. Nonostante gli appelli, le manifestazioni di protesta, la lista di firme raccolte per scongiurare i sigilli.
A cura di Enrico Tata
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Era un ritrovo di pittori, artisti, poeti e registi. Là si fermavano a bere Giuseppe Ungaretti, Giorgio Caproni e Mario Monicelli, tra i tanti. È uno storico bar del centro, a pochi metri dal Chiostro del Bramate, nato nel 1800. Ma il Caffè della Pace, questa volta, rischia di chiudere sul serio. Nonostante gli appelli, le manifestazioni di protesta, la lista di firme raccolte per scongiurare i sigilli. La scorsa settimana, l'ufficiale giudiziario ha infatti notificato alla famiglia Serafini, che gestisce il locale, lo sfratto esecutivo. Questa mattina però i dipendenti dello storico caffè hanno protestato contro la decisione: si sono incatenati in fila indiana dipendenti, passanti, residenti e anche qualche esponente del mondo dello spettacolo. Una lunga catena umana organizzata per lanciare un ultimo appello al sindaco di Roma Ignazio Marino, all’Unesco e al ministro dei beni culturali Dario Franceschini.

Caffè della Pace, l'appello a Franceschini

"Speriamo che l’Unesco e il ministro Franceschini rispondano ai nostri appelli. Intanto abbiamo raccolto oltre 40mila firme, ma forse non è servito a nulla, perché le istituzioni locali e nazionali ancora non hanno preso in considerazione la volontà dei romani. Si parla di salvare le botteghe storiche, ma al momento opportuno non si è fatto nulla. si parla tanto di cultura, ma come sempre sono solo parole". Così Daniela Serafini, che gestisce da tempo l’antico caffè. "In questo momento così particolare di crisi, qui ci sono 25 famiglie che vanno in mezzo alla strada da un giorno all’altro. Sono oltre 50 anni che siamo qui e ora stiamo vivendo un dramma»ricorda Daniela Serafini, e ora sotto sfratto esecutivo. L’ufficiale giudiziario potrebbe tornare da un momento all’altro. Intanto, si dice che dopo il 6 gennaio potrebbero partire i lavori per un albergo a 5 stelle, nel palazzo di proprietà del Pontificio istituto teutonico di Santa Maria dell’Anima", conclude Serafini.

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