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Alla fine ha aperto il McDonald’s a due passi da San Pietro

Dopo le polemiche dei mesi scorsi il nuovo fast food nel centro di Borgo Pio, il rione romano che confina con lo stato del Vaticano, è stato inaugurato senza troppo clamore. Un comitato di quartiere aveva scritto addirittura al Papa per chiedere di fermare i lavori.
A cura di Enrico Tata
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Alla fine ha aperto il ristorante McDonald's a due passi da San Pietro. Dopo le polemiche dei mesi scorsi il nuovo fast food nel centro di Borgo Pio, lo storico rione romano che confina con lo stato del Vaticano, è stato inaugurato senza troppo clamore.

Il caso arrivò sulla scrivania del Papa

Il caso era arrivato addirittura sulla scrivania del Papa grazie a una lettera inviata a Bergoglio da un comitato di quartiere che chiedeva l'interruzione dei lavori. La Santa Sede, per bocca del cardinal Calcagno, presidente Apsa (cioè colui che amministra il patrimonio del Vaticano), aveva risposto che i lavori erano "nella norma" e l'iniziativa sarebbe andata avanti. Il comitato chiedeva invece al Pontefice di intervenire, queste le parole della lettera, "in merito alla prossima imminente apertura di un fast food della catena del colosso McDonald's a pochi metri dal passetto e dal colonnato di piazza San Pietro, nel rione Borgo". Un fast food che secondo i membri del comitato avrebbe stravolto "l'identità artistica, culturale e sociale del rione".

Le proteste per l'apertura del nuovo McDonald's

A fermare i lavori non è servita neanche la protesta di un gruppetto di cardinali, inquilini del palazzo in cui, al piano terra, è stato aperto il nuovo ristorante McDonald's. Un edificio in cui, tra l'altro, aveva vissuto anche l'ex Pontefice Joseph Ratzinger.

Il Codacons presenterà ricorso

Il Codacons presenterà domani un ricorso al Tar per chiedere il ritiro dell'autorizzazione al nuovo fast food. "L'ultima parola sull'apertura del McDonald's a Borgo Pio spetta al Tar del Lazio. Alla base del nostro ricorso, la violazione della delibera del consiglio comunale 35 del 2010, che vieta la trasformazione di esercizi di somministrazione caratterizzati da ‘cucina tradizionale' in esercizi di somministrazione della sola ‘cucina straniera', con estensione di tale divieto anche alle nuove attivazioni", ha spiegato il presidente dell'associazione Carlo Rienzi.

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