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Coppedè, lo stravagante quartiere a metà tra sogno e realtà

Un’autentico gioiello poco distante dal centro storico di Roma, un luogo di straordinaria bellezza che ognuno almeno una volta nella vita dovrebbe vedere. Il quartiere Coppedè, con le sue palazzine ed i suoi villini, rappresenta in pieno la fantasia e l’ecletticità dell’architetto che l’ha realizzato; un oasi Liberty che negli anni ha anche ispirato diversi registi.
A cura di Redazione Roma
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E' uno dei quartieri più caratteristici di Roma, un luogo suggestivo situato tra piazza Buenos Aires e via Tagliamento. Con le sue 26 palazzine ed i 17 villini è un angolo dì città inaspettato e fiabesco, uno straordinario mix di Art Decò, stile Liberty, con influenze di arte greca, gotica, barocco e persino medievale. Ideato tra il 1915 ed il 1926 dall'eclettico architetto Gino Coppedè, da cui prende il nome, accoglie i visitatori attraverso un arco riccamente decorato dal quale pende un enorme lampadario interamente in ferro battuto; l'atmosfera che vi si respirerà una volta varcato, lascerà i turisti così come i romani completamente ammaliati.

La storia

Pensato e realizzato negli anni del fascismo, il quartiere Coppedè si pone stilisticamente parlando completamente all'antitesi dell'architettura razionalista dell'epoca. L’esigenza di un nuovo complesso di abitazioni che fungesse da raccordo tra i Parioli e le zone Trieste-Salario, evidenziato dal piano regolatore del 1909, ha fatto ricadere la scelta appunto su Gino Coppedè, già famoso per le opere compiute a Genova. Il suo non fu però un compito facile; la Capitale non si presentava infatti come le città europee in cui spopolava il Liberty ma era ancora legata alle costruzioni della Roma papale. Ad aiutarlo nonostante le iniziali difficoltà a svolgere il suo compito al meglio fu essenzialmente lo scopo delle abitazioni per cui era stato assunto: edilizia privata per il ceto borghese. L'evidente unitarietà del complesso, congiunta alla sua impronta fortemente personale a ad uno stile del tutto originale, hanno fatto di Coppedè l'unico architetto del Novecento ad avere legato il proprio nome ad un quartiere. Alla sua morte giunta nel 1927, fu chiamato a completare il suo operato Paolo Emilio André.

I palazzi

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L’insieme dei fabbricati si articola intorno a piazza Mincio, il cui centro è occupato dalla Fontana delle Rane, saltata agli onori della cronaca in passato per il bagno che i Beatles vi fecero dopo un loro concerto tenuto nella discoteca Piper. I due edifici più vistosi, decorati in modo straripante e fantastico sono la Palazzina del Ragno, di ispirazione assiro-babilonese che si contraddistingue per un grande aracnide sulla facciata, ed il Villino delle Fate, caratterizzato da una totale asimmetria e che vede la presenza di archi e fregi medievali realizzati con la fusione di diversi materiali, come il laterizio, il marmo, la terracotta, il travertino ed il vetro. Altamente scenografici sono anche i Palazzi degli Ambasciatori, il cui arco di congiunzione è decorato con pitture rappresentanti una Vittoria alata e mosaici raffiguranti delle aquile.

La simbologia esoterica

In molti negli anni hanno identificato una serie di significati simbolici nel quartiere, legati in particolare ad un percorso iniziatico di tipo massonico. Il lampadario posto sotto l’arco, per esempio, sarebbe un simbolo di luce legato alle pratiche massoniche, cosi come i vari rimandi al tempio di Salomone. Senz'altro significativi sono inoltre gli animali scelti per arricchire gli stabili; il ragno e le api sembrano infatti rimandare al lavoro ed alla costruzione di elementi perfetti quali sono la ragnatela e l’alveare che con la loro simmetria, mentre le rane e le fate sarebbero invece da intendersi come creature di passaggio tra un mondo e l’altro, tra il reale ed il fantastico.

Coppedè ed il cinema

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La dimensione quasi irreale di questo luogo ha ispirato più di una pellicola. Il regista horror Dario Argento lo ha utilizzato come location di due tra i suoi più famosi lungometraggi, “Inferno” e “L’uccello dalle piume di cristallo”, così come nel 1976 Richard Donner lo ha scelto per le sequenze iniziali della sua opera cinematografica "Il presagio". Tra i film girati nel quartiere si ricordano inoltre: “Il profumo della signora in nero” di Francesco Barilli, “Ultimo tango a Zagarolo”di Nando Cicero, “Audace colpo dei soliti ignoti” di Nanni Loy con Vittorio Gassman, "Il cielo in una stanza" di Carlo Vanzina e la fiction di Rai Uno "Butta la luna" interpretata da Fiona May.

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