Clonavano carte di credito ai turisti, grazie a camerieri dei ristoranti del centro
I carabinieri della Stazione di San Lorenzo in Lucina, hanno portato a termine questa mattina un'operazione contro una banda specializzata nella clorazione di carte di credito. Sei le persone finite in manette. L'inchiesta, che ha preso il via nel marzo del 2015, ha permesso agli inquirenti di individuare il gruppo criminale italo-romeno, che operava soprattuto nel centro storico.
Il modus operandi per clonare le carte di credito
Grazie alla complicità di camerieri a libro paga della banda, i malviventi riuscivano ad entrare in possesso del P.A.N. (Personal Account Number) delle carte di credito di ignari clienti, utilizzando uno "skimmer". Così riusciva a clonare le carte, spendendo quanto più denaro possibile prima che il proprietario se ne accorgesse bloccandole. Il cameriere strisciava una prima volta la carta, effettuando il pagamento, e poi una seconda volta mettendo in funzione lo skimmer, chiamato "gatto" nel gergo della banda.
L'inchiesta "E io pago", che ha ricostruito l'organizzazione criminale
Mettendo a confronto il flusso di pagamenti effettuati con le carte, i carabinieri sono riusciti a risalire ai ristoranti dove lavoravano i camerieri infedeli. È partita così una lunga attività di pedinamento e osservazione che ha portato infine a individuare tutti i componenti del gruppo criminale, al cui vertice si trovava un cittadino romeno, già noto alle forze dell'ordine per reati simili.
La complicità di commercianti e ristoratori
Le spese con le carte clonate venivano effettuate anche presso negozi compiacenti, che ricevevano una quota dell'incasso, e pagando cene fittizie in un ristorante di Capannelle, i cui proprietari sono stati sottoposti a mostre cautelari. "Il giro d’affari del gruppo criminale – scrivono i carabinieri – monitorato in soli tre mesi d’indagine e durante il quale è stata accertata la compromissione e successiva clonazione di 44 carte di credito, ammonta ad un totale di circa 70.000 euro, (e tentati acquisti fraudolenti per un totale di 200.000 euro, quest’ultimi non andati a buon fine in quanto le transazioni sono state negate) il cui provento veniva spartito tra i vari sodali in proporzione ai ruoli ricoperti all’interno dell’organizzazione criminale".