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Vigilessa toglieva le multe ad amici e parenti, ma per il tribunale non è colpevole

Accusata di abuso di ufficio, con l’accusa di aver ‘nascosto’ le multe di amici e parenti. Ma per i giudici è innocente: “Colpa della disorganizzazione degli uffici”.
A cura di Valerio Renzi
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Era il dicembre del 2013, quando una vigilessa del XIII Gruppo della Polizia Locale, in forze al Reparto Elaborazione Sanzionatoria, che si occupa di comminare le multe, finisce sotto accusa per abuso di ufficio. Oggi, secondo quanto riporta il Messaggero, la donna è stata assolto in primo grado con formula piena. Secondo i giudici nessun calcolo, ma solo una "carente organizzazione dell'ufficio". Nel cassetto della scrivania della donna, alcuni colleghi avevano notato ben ventinove ricorsi ‘dimenticati' e che, guarda caso, sono risultati appartenere ad amici e parenti della donna, compreso il figlio.

Se i ricorsi contro le contravvenzione non sono trasmessi entro 60 giorni agli uffici della Prefettura, questi vengono automaticamente accolti. Trattenendoli nel suo ufficio la donna seconda la Procura avrebbe così garantito ai suoi conoscenti di non pagare le contravvenzioni. Non sarebbe andata così per il Tribunale di Roma, che ha accolto la tesi della difesa secondo la quale i ricorsi sarebbero stati ‘fermi' solo per ragioni fisiologiche, dovute ai ritardi negli uffici, e che la vigilessa si sia interessata solo alla forma in cui erano scritti, senza però favoritismi.

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