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Tor Bella Monaca: droga, armi e omicidi. È come Gomorra ma a Roma la mafia non esiste

Maxi operazione contro il clan Cordaro a Tor Bella Monaca: piazze di spaccio, bunker per la droga, armi da guerra. Il territorio controllato militarmente e tramite il consenso sociale. È proprio come Gomorra ma a Roma la mafia sembra continuare a non esistere.
A cura di Valerio Renzi
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"Serafino sei il nostro Angelo". Questo è uno dei murales che si possono trovare a Tor Bella Monaca, alla periferia di Roma. Come in ogni quartiere in mano alle mafie si trovano le tracce, i simboli, i rituali del controllo del territorio. Serafino Cordaro viene ammazzato il 30 marzo del 2013, all'interno di una guerra tra l'omonimo clan e i suoi avversari per il controllo del territorio e delle piazze di spaccio. Sì, proprio come in Gomorra ma a Roma la parola mafia ancora non si può pronunciare: la sentenza di secondo grado contro il clan Fasciani di Ostia ha fatto cadere l'aggravante del metodo mafioso, ancora una volta a Roma la mafia scompare.

Eppure la famiglia Cordaro, al pari dei Fasciani, e i suoi accoliti ha tutte le caratteristiche di un gruppo mafioso. Attorno al comparto R9 di Tor Bella Monaca aveva organizzato un'efficiente piazza di spaccio, con un deposito bunker per la droga, vedette 24 ore su 24 e la capacità di controllare il territorio palmo a palmo. Per chi contrastava il loro potere o tentava di prendersi un fetta del mercato dello spaccio di hashish e cocaina, erano pronte le pistole e anche i kalashnikov, come testimoniano le perquisizioni odierne durante l'esecuzione di ben 37 misure di custodia cautelare.

E come ogni gruppo mafioso che si rispetti, anche il Clan Cordaro offriva il suo sistema di welfare e protezione, alternativo a quello dello Stato, in un quartiere popolare e segnato dalla disoccupazione e l'emarginazione. "Il clan aveva un elevato consenso sociale. Quando noi interveniamo abbiamo grandissime difficoltà – ha spiegato il procuratore Michele Prestipino – non solo c'è una manifesta ostilità verso le forze dell'ordine ma anche una vera propria attività di favoreggiamento verso i componenti di questi gruppi, che vengono aiutati non solo nelle attività criminali: basta pensare al numero di persone disposte a custodire la droga, le armi e a fare le vedette".

La narrazione della mafia a Roma, soprattutto dopo l'inchiesta "Mondo di Mezzo", si è concentrata su quello che accade all'ombra dei palazzi del potere. In quel verminaio di rapporti tra vecchi arnesi della mala, potere politico e potere economico chiamato Mafia Capitale. Ciò non toglie che esiste anche un'altra dimensione, legata indissolubilmente con il mercato degli stupefacenti ("con gli immigrati si fanno più soldi della droga", diceva Buzzi al telefono, ma lo sanno tutti che non è vero), che ha espropriato interi quartieri della città. Una criminalità di natura mafiosa che parte proprio dal controllo del territorio, dal potere d'intimidazione grazie alla violenza e al prestigio criminale, coniugato con la capacità di offrire "lavoro", "svolte" e "soluzioni" in quartieri devastati dalla crisi.

A Roma non c'è solo la mafia dei colletti bianchi, degli appalti e degli "impicci", dei sodalizi indicibili. Ci sono anche le vedette che scorrazzano in motorino quartieri abbandonati e dove la parola "futuro" fa sorridere i più giovani. C'è una materialità delle mafie che riguarda decine di migliaia di persone Interrogata dalla stampa sulla sentenza contro il clan Fasciani, all'indomani della vittoria, la sindaca di Roma Virginia Raggi ha detto parole chiare sul tema delle mafie a Roma: "Bisogna iniziare a chiamare le cose con il loro nome e non dobbiamo aver paura di pronunciare la parola mafia, quando la mafia esiste". Speriamo che la politica sia di parola e che arrivino presto proposte concrete per non mettere ancora una volta la polvere sotto il tappeto, accendere i riflettori sulle piazze di spaccio e gli omicidi, sulla violenza e la sopraffazione quotidiana.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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