Tassista stuprata, Borgese alla moglie: “Se mi togli la bimba hai finito di vivere”
“Se provi a levarmi la mia bambina hai finito di vivere”. Si era rivolto così alla moglie, Simone Borgese, il 30enne accusato di aver violentato una tassista lo scorso 8 maggio. Le parole risalgono al 20 giugno del 2010 e secondo il Corriere della Sera, hanno causato il rinvio a giudizio di Borgese per minacce. Mercoledì il 30enne avrebbe dovuto comparire in aula proprio per l’inizio del dibattimento, ma non ha potuto presenziare all’udienza essendo in carcere a Regina Coeli. Borghese, tra le altre cose, è accusato anche di mancata esecuzione di un provvedimento giudiziario e violazione degli obblighi di assistenza familiare, una serie di reati che avrebbe commesso dopo la separazione dalla moglie. La fine del loro matrimonio risale infatti a prima del 2010 ma Borghese non avrebbe mai adempiuto agli obblighi stabiliti dal giudice. Non avrebbe mai pagato i 500 euro al mese alla moglie e non avrebbe mai riconsegnato la figlia alla madre entro le scadenze stabilite.
Campidoglio: “Parte offesa contro Borgese"
Il Campidoglio lo aveva già annunciato ma ora è ufficiale: Roma Capitale si è costituita parte offesa nel processo contro Simone Borgese, il 30enne che lo scorso 8 maggio ha pestato e violentato una tassista romana. "L’atto, a firma del sindaco Ignazio Marino, è stato depositato oggi, giovedì 21 maggio, presso la Procura della Repubblica di Roma", si legge in una nota del Comune di Roma.