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Sorrentino, Servillo e Bertolucci scrivono a Marino: “Riaprire i cinema chiusi”

Registi e attori importanti hanno scritto al sindaco di Roma, Ignazio Marino, per chiedere un confronto sul futuro delle 42 sale cinematografiche chiuse della Capitale.
A cura di Enrico Tata
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Una lettera per chiedere al sindaco e agli assessori capitolini di discutere insieme sui 42 cinema abbandonati nella Capitale. A firmare l’appello registi e attori, da Paolo Sorrentino a Toni Servillo, da Ettore Scola e Bernardo Bertolucci a Francesca Archibugi. E poi Valerio Mastandrea, i fratelli Paolo e Vittorio Taviani, Gabriele Salvatores, Paolo Virzì e tanti altri. Il 20 gennaio il comune di Roma aveva presentato la lista dei 42 cinema chiusi negli ultimi 10 anni nella Capitale e l’assessore alla cultura, Giovanna Marinelli, aveva proposto “maglie larghe che danno agevolazione anche sul piano urbanistico, affinché siano non solo presidi ma abbiano anche opportunità imprenditoriali”. In poche parole, la possibilità di cambiare la destinazione d’uso delle sale. Una soluzione contestata dai firmatari dell’appello, che scrivono: “Con grande rammarico, ci troviamo nuovamente a concentrare forze e parole in difesa di quanto è a noi più caro: il cinema. Come possiamo accettare che si dichiari alla stampa che questa memoria riaprirà le sale cinematografiche, se non c’è nessuna corsia preferenziale per questo tipo di riattivazione? Né troviamo coerente prevedere deroghe al piano regolatore per riconvertire oltre il 50 per cento della superficie utile lorda in funzioni diverse da quella culturale e sociale. Cambiare destinazione d’uso significa perdere proprio la destinazione d’uso che si dichiara di difendere, quella appunto sociale e culturale. Motivare questa riconversione con piccole percentuali qualificate di “alto valore culturale e sociale per un territorio” può causare la scomparsa di oltre il 70 per cento degli spazi sociali e culturali garantiti dal piano regolatore e quindi portare a un “sacco di Roma” per ciò che riguarda questi edifici, causando l’ulteriore perdita di quello che è sia un servizio per il vicinato sia un luogo che potrebbe rappresentare il fulcro sociale e culturale di ogni quartiere, un elemento fondamentale per l’equilibrio urbanistico tra spazio pubblico e privato”.

Per questo i firmatari, in particolare Virzì, Montaldo, Vicari, Degli Esposti e Mastandrea, propongono di scrivere un bando per riaprire queste sale cinematografiche, integrate esclusivamente da funzioni sociali e culturali, “facilitando tale processo con riduzioni di oneri, incentivi edilizi ed uno speciale sportello velocizzato per il rilascio dei dovuti permessi. Le sale di proprietà comunale più aggravate da una condizione di fatiscenza potrebbero, inoltre, essere assegnate gratuitamente in cambio della loro riattivazione e ristrutturazione – proseguono nella lettera – facilitando dove lo si riterrà opportuno la loro riconversione in cityplex (come a Parigi, Londra, Istanbul o Lione) o in mediateche dedicate al cinema, del tutto assenti sul territorio romano; o, ancora, in biblioteche o aule studio".

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