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Sorelline rom morte nel rogo, il 20enne fermato si difende: “Quella notte non ero là”

Nel corso dell’udienza per la convalida del fermo Seferovic ha negato tutto. Il 20enne, assistito dall’avvocato Gianluca Nicolini, ha detto che durante la notte del 10 maggio scorso si trovava in un’area di sosta a Prati Fiscali insieme a tutta la sua famiglia.
A cura di Enrico Tata
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"Quella notte non ero lì, ero lontano assieme alla mia famiglia". Si è difeso così Serif Seferovic, il 20enne fermato per l'omicidio delle tre sorelline rom, morte nell'incendio del loro camper mentre stavano dormendo. Secondo gli inquirenti sarebbe stato proprio lui l'autore del rogo. Oggi, però, nel corso dell'udienza di convalida del fermo avvenuta nel carcere di Torino, il ragazzo ha negato tutto. Seferovic, assistito dall'avvocato Gianluca Nicolini, ha detto che durante la notte del 10 maggio scorso si trovava in un'area di sosta a Prati Fiscali insieme a tutta la sua famiglia. Il suo legale ha chiesto per questo che tutte le immagini delle videocamere di sicurezza installate in zona vengano controllate per verificare quanto affermato dal suo assistito. Il gip di Torino, Alessandra Danieli, nelle prossime ore deciderà se procedere o meno alla convalida del ragazzo.

Nei mesi scorsi Seferovic ha avuto a che fare anche con un altro caso di cronaca che ha riempito le prime pagine dei giornali. Si tratta infatti di uno dei tre giovani arrestati per il caso di Zhang Yao, la studentessa cinese morta investita da un treno mentre cercava di inseguire i suoi scippatori a Tor Sapienza. Uno di loro, sostengono gli inquirenti, era proprio Serif Seferovic.

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