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Sgominata baby gang a Testaccio: per riconoscersi il tatuaggio ‘1998’, l’anno di nascita

Giravano per lo storico rione di Testaccio a Roma in gruppo. La sera tra le strade della movida rapinavano coetanei e ragazzi più grandi armati di coltelli e tirapugni. La baby gang fermata dai carabinieri sarebbe formata da elementi tra i 15 e i 17 anni, almeno 12 secondo gli inquirenti e per 4 di loro è già scattata la richiesta di custodia cautelare in una comunità.
A cura di Va.Re.
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Giravano per lo storico rione di Testaccio a Roma in gruppo. La sera tra le strade della movida rapinavano coetanei e ragazzi più grandi armati di coltelli e tirapugni. La baby gang fermata dai carabinieri sarebbe formata da elementi tra i 15 e i 17 anni, almeno 12 secondo gli inquirenti e per 4 di loro è già scattata la richiesta di custodia cautelare per l'accusa di rapina aggravata e di porto abusivo di arma da taglio. Per loro è scattato il trasferimento in comunità. Il segno distintivo della banda di ragazzini un tatuaggio ‘1998', l'anno di nascita della maggior parte dei componenti.

L'inchiesta che ha portato al fermo dei quattro giovanissimi una rapina lo scorso maggio ai danni due studenti universitari che avevano appena prelevato ad un bancomat. Grazie alle testimonianze dei malcapitati gli uomini dell'arma hanno puntato i riflettori verso quel gruppetto di ragazzini già conosciuti per le loro imprese nel quartiere. Una parte importante dell'inchiesta, fondamentale per ricostruire rapporti e legami di giovani, il monitoraggio dei loro profili sui social network.

La banda non esitava ad usare le armi da taglio per intimidire e rapinare coetanei e non solo. Sempre a volto scoperto, anche se le vittime non reagivano non risparmiavano loro botte e minacce. Vittime predilette altri coetanei residenti nel quartiere che non denunciavano gli episodi per paura di doversi guardare le scale ogni volta che uscivano di casa. Da quanto si apprende dall'ordinanza del gip i ragazzini sarebbero cresciuti in situazioni familiari molto difficili, sia dal punto di vista economico che ambientale: l'affidamento a delle comunità è così uno strumento non solo per evitare la reiterazione del reato ma anche per "avviare eventuali processi educativi".

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