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Sequestrato mezzo milione di capi d’abbigliamento “tarocchi”

La guardia di finanza di Roma ha sequestrato all’aeroporto di Fiumicino oltre mezzo milione di capi d’abbigliamento e accessori fabbricati in Cina ma etichettati come “Made in Italy”. Il sequestro al termine di una lunga serie di perquisizione, soprattutto tra Lazio e Campania. Nei guai il titolare dell’azienda che importava la merce, un cittadino napoletano.
A cura di Valerio Renzi
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Le fiamme gialle della Capitale, al termine dell'operazione denominata "True Made", hanno sequestrato più di 522.000 capi d'abbigliamento spacciati per "Made in Italy", ma in realtà fabbricati in Cina. Si tratta di maglioni, pullover, camicie, guanti, cinture e altro genere di vestiario e accessori, rintracciati nell'area merci dell'aeroporto di Fiumicino.

L'indagine è nata da alcune spedizioni giudicate "sospette": dalla Cina arrivavano capi d'abbigliamento e accessori, ordinati da una nota società napoletana del settore del vestiario. L'etichetta infatti recitava che i prodotti erano confezionati secondo la tradizione "dell'Antica sartoria napoletana" Successivamente il quadro indiziario si è appesantito grazie ad una serie di perquisizioni in negozi e punti vendita di Napoli, Ischia, Roma, San Cesareo e Bologna, e negli outlet di Valmontone e Marcianise.

Ora il titolare della società che importava prodotti fatti in Cina etichettandoli come fabbricati in Italia, un cittadino napoletano definito "insospettabile" dagli inquirenti, è accusato "dell'introduzione e della vendita di prodotti industriali con segni mendaci".

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