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Scontro nel Pd romano dopo il disastro del voto. Madia: “Orfini vada via”

Aria di resa dei conti nel Pd romano all’indomani della sconfitta elettorale. Il ministro Marianna Madia lo dice senza mezzi termini, “via Matteo Orfini”, mentre il vicesegretario Lorenzo Guerini difende l’operato del commissario del Pd romano. E le correnti affilano i coltelli in vista del congresso annunciato per ottobre.
A cura di Valerio Renzi
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Dopo il disastro elettorale, con un partito ridotto al di sotto del 20%, il consenso arroccato nel centro storico della città e tra Prati e Parioli, le periferie e gli storici bastioni rossi che scelgono il Movimento 5 stelle e Virginia Raggi, è aria da resa dei conti nel Partito democratico romano. Sotto accusa è soprattutto la gestione del commissario Matteo Orfini, calato sulla capitale all'indomani di Mafia Capitale per gestire un partito travolto dagli scandali giudiziari e una base in aperta rivolta. Il resto è storia: le polemiche per una gestione autoritaria e troppo accentrata, la regia delle dimissioni di Marino e la distanza che sembra incolmabile tra una classe dirigente e i suoi elettori.

Oggi, dalle colonne de la Repubblica, è stata la ministra Marianna Madia, di stretta osservanza renziana, a chiedergli di farsi da parte: "Se il tappo è Orfini, allora si dimetta da commissario. Non ci possiamo più permettere ostacoli al cambiamento. In città c’è una classe dirigente giovane, agisca. Ma senza aspettare che qualche capo corrente la candidi". Dopo l'attacco, durissimo, arriva la difesa di ufficio del vicepresidente del partito Lorenzo Guerini. "Mi piace chi sceglie con cura le parole da non dire", spiega citando Alda Merini, per poi chiedere di abbassare i toni: "Consiglierei a tutti più sobrietà nelle dichiarazioni. Orfini si è assunto la responsabilità di commissario di Roma dopo Mafia Capitale e lo ha fatto con grande impegno e determinazione, di cui va solo ringraziato".

Ma ormai il sasso è lanciato e le onde si propagano per un mare già in tempesta. Neanche Michela De Biase, nome di paese nel Pd sopravvissuto a Mafia Capitale e consigliera comunale, usa giri di parole: "Veniamo da 18 mesi di commissariamento post Mafia Capitale durante i quali, anziché pensare a dare risposte ai cittadini, ci si è occupati – forse troppo – del partito. Orfini e i sub-commissari non hanno avuto un rapporto reale con gli amministratori locali dei territori. Non hanno alimentato una discussione vera sulle cose che servivano".

Da più parti si alza la voce per chiedere che il capo dei Giovani Turchi torni ad occuparsi di politica nazionale, e che il partito romano torni alla normalità grazie al nuovo congresso annunciato per ottobre. Ancora nessuna replica da Matteo Orfini, che ha affidato ad un lunghissimo post su Facebook (quasi un documento politico), le sue riflessioni post elettorali. Un post in cui rivendica il lavoro svolto dall'ultimo giorno e in cui si scarica (ancora) sull'ex sindaco Ignazio Marino, forse troppe responsabilità. Una mezza autocritica che non basta a calmare le acque.

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