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Roma: lascia il capogruppo D’Ausilio, ma nel Pd è tregua armata

Francesco D’Ausilio, responsabile della diffusione del sondaggio choc contro Marino, si dimette ma non c’è accordo su un nuovo capogruppo. Il consiglieri democratici chiedono un confronto al Sindaco, ma intanto è scontro tra correnti.
A cura di Valerio Renzi
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La tanto attesa riunione del gruppo consiliare del Pd capitolino dopo il sondaggio-choc contro il sindaco Ignazio Marino, è finita con una tregua armata. Il principale imputato, il capogruppo Francesco D'Ausilio, accusato di aver fatto arrivare il sondaggio alla stampa senza farne prima oggetto di una riflessione interna, consegna le dimissioni "irrevocabili". Ma non basta mandare via il capogruppo, perché insoluti rimangono i problemi emersi dal sondaggio: scarsissima fiducia dei romani nel Sindaco e nell'azione di governo del centrosinistra, mentre le condizioni della città sono sotto gli occhi di tutti e non servono sondaggi, come hanno detto in molti. Arriva intanto il tanto atteso sostegno di Matteo Renzi tramite le parole di Lorenzo Guarini, uomo di fiducia del premier al Nazareno: "chiacchiere e polemiche interne sul sindaco non hanno senso. È stato eletto e deve andare avanti. Occorre un cambio di passo e uno sforzo da parte di tutti".

Chiede collegialità in buona sostanza Guarini, ma già sulla scelta del capogruppo il partito è nell'impasse: la nomina di un nuovo capogruppo al posto di D'Ausilio è congelata, in attesa che si capisca come riempire le altre caselle di un eventuale rimpasto e si scelga il nome del vicesindaco dell'Area Metropolitana. Una sorta di gioco della sedia: alla fine qualcuno rimane sempre in piedi senza poltrona, ma non ci si riesce a matterie d'accordo su chi debba essere. E qui vengono al pettine tutte le frizioni tra Marino e i consiglieri del suo partito: in molti vogliono il vicesindaco di Sel Nieri fuori dai piedi, tanti poi gli appetiti sugli assessorati traballanti. E così nel partito è scontro tra bande tra autocandidature e schermaglie tra correnti. A muovere le fila i capi bastone e, mentre Nicola Zingaretti rimanda al mittente le accuse di essere il mandante occulto del sondaggio, Enrico Gasbarra chiede ai suoi, in primis al presidente dell'Aula Giulio Cesare Mirko Coratti, di battersi per pesare di più.

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