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Riciclavano assegni e carte d’identità, arrestato anche un dipendente Inail

Sono finiti in manette in 14. Secondo i carabinieri del comando di Roma avrebbero truffato oltre 200 persone.
A cura di Enrico Tata
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Hanno intascato rimborsi di ignari cittadini su incidenti stradali, infortuni sul lavoro e bollette di utenze per oltre 300 mila euro. E per farlo, avrebbero aperto conti correnti in banca usando documenti d'identità falsificate e versando assegni falsi. Quattordici persone hanno ricevuto un'ordinanza di applicazione di misure cautelari per truffe agli istituti bancari e per riciclaggio. Secondo i carabinieri del comando di Roma le persone raggirate sarebbero oltre 200. In manette anche un dipendente Inail che avrebbe fornito, secondo gli investigatori, informazioni riservate e le carte d'identità false. Le 14 persone sono indagate a vario titolo per associazione per delinquere finalizzata alla falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atto pubblico, sostituzione di persona, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, truffa, ricettazione e riciclaggio. I carabinieri del Comando provinciale di Roma hanno anche dimostrato come la banda abbia utilizzato, per falsificare carte d'identità e altri certificati, falsi sigilli con l'impronta del Comune di Roma e dell'Agenzia delle Entrate di Roma. L' operazione è in corso tra il Lazio e la Campania.

Secondo gli investigatori, la banda riusciva ad intercettare le generalità dei cittadini che avevano diritto ai rimborsi e, dopo aver falsificato carte di identità o codici fiscali, riuscivano a intercettare gli assegni e a versarli su conti correnti bancari che aprivano per l'occasione con i documenti falsi. In un secondo momento effettuavano i bonifici per prelevare gli importi e versarli sui conti ‘regolarì. Nell'organizzazione un pregiudicato campano di 55 anni che assoldava i complici in sale giochi della provincia di Napoli approfittando delle loro difficoltà economiche. Il loro ruolo era presentarsi in banca con documenti falsi per aprire un nuovo conto, una operazione con cui guadagnavano il 20% dell'assegno rubato che veniva versato.

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