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Omicidio Vanessa Russo, Doina Matei torna in semilibertà ma vietato uso social network

Torna in semilibertà Doina Matei, condannata per la morte della giovane romana Vanessa Russo. Unica novità: “Non potrà usare i social network”. Quelle foto che la ritraevano sorridente e in costume al mare, definite come una condotta “leggera al limite della sconsideratezza”, non rappresentano però un ostacolo al percorso di recupero e redenzione della donna dopo 9 anni di carcere.
A cura di Valerio Renzi
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Torna in semilibertà Doina Matei, a deciderlo il tribunale di sorveglianza di Venezia: quelle foto su Facebook che la ritraevano sorridente o in costume al mare non rappresentano un ostacolo al suo percorso di reinserimento e di redenzione. A ribadirlo era stata la stessa accusa chiedendo il ritiro della sospensione della semilibertà. La donna tornerà al suo lavoro in cooperativa fino al rientro in carcere ogni sera. Per lei solo una novità: social network vietati. La semilibertà era stata sospesa dopo la pubblicazione di quelle foto e le polemiche che erano scaturite, in particolare con l'indignazione dei familiari di Vanessa Russo che erano arrivati ad invocare la pena di morte.

Doina Matei è stata condannata a 16 anni per l'omicidio di Vanessa Russo, che ha ucciso a 22 anni nella metropolitana di Roma, perforandogli l'occhio con un ombrello al culmine di un litigio. Era il 26 aprile del 2007 e dopo 9 anni in carcere da detenuta modella Doina stava tornando alla vita lontana dai riflettori, almeno fino a quello che i giudici hanno definito una condotta "leggera, ai limiti della sconsideratezza".

Per quelle foto aveva chiesto scusa la stessa Doina: "Ho capito di aver compiuto una leggerezza, non pensavo che per una foto pubblicata su un giornale scoppiasse tutto questo scandalo. – ha spiegato – Me lo sarei immaginato quando un anno fa circa mi è stata concessa la semilibertà. Chiedo scusa a tutti, anche alla famiglia di Vanessa Russo, so che non mi perdonerà mai ma la mia è un'espiazione interiore. Non sapevo di non poter usare Facebook e l'ho fatto per contattare i miei figli senza urtare alcuna sensibilità".

Il commento dell'avvocato della ragazza romena Nino Mazzarita: "Questa decisione ribadisce un importante principio costituzionale, perché il recupero del condannato è e deve continuare a essere uno dei fondamenti della nostra civiltà giuridica. Nel contempo è stata sconfitta la parte più rozza d'Italia, quella che vorrebbe proiettare il paese nel Medioevo".

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