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Omicidio Marco Vannini

Omicidio Marco Vannini: rinviata a giudizio tutta la famiglia Ciontoli

Per la morte di Marco Vannini, avvenuta lo scorso 17 maggio per un colpo di pistola ricevuto in casa della ragazza, sono stati rinviati a giudizio Martina Ciontoli e il padre Antonio, che ha ammesso di aver esploso il colpo, ma anche il fratello Federico con la ragazza, Viola Giorgini, e la madre. Una storia costellata di omissioni da parte della famiglia Ciontoli.
A cura di Valerio Renzi
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Sono stati rinviati tutti a giudizio dal GUP, al termine dell'udienza preliminare terminata poco fa, gli imputati per la morte di Marco Vannini, il ragazzo di 19 anni ucciso con un colpo d'arma da fuoco lo scorso maggio, mentre si trovava a casa della ragazza a Ladispoli, comune alle porte di Roma. Assieme alla fidanzata di Marco, Martina Ciontoli, sono stati rinviati a giudizio per omicidio volontario anche il padre Antonio Ciontoli, la moglie Maria Pezzillo e il fratello Federico Ciontoli. Viola Giorgini, la fidanzata di Federico anche lei in casa al momento della morte del ragazzo, è accusata invece di omissione di soccorso. La decisione dopo oltre due ore di camera di consiglio, l'udienza è fissata per il 23 maggio. "Chiedevamo giustizia per Marco, i Ciontoli da indagati sono diventati imputati, per noi è un grande passo". Lo ha detto a ‘La vita in diretta' su Rai1 la madre di Marco Vannini. "Per me – ha aggiunto la mamma – Ciontoli è inesistente. Pensavo che mi sarei agitata, invece non ho provato nessun sentimento".

La morte di Marco Vannini

Era il 17 maggio del 2015 quando al 118 da casa Ciontoli arrivano due telefonate. Sono confuse, la prima la fa Antonio Ciontoli, la seconda il figlio Federica. Nessuno dei due dice mai ai sanitari che il ragazzo, che sta morendo, ha un proiettile in corpo. Marco è accasciato nella vasca da bagno. "Forse è inciampato ed è finito su una spazzola", dicono ai medici. La verità è che Antonio Ciontoli, ex militare di professione, volontariamente o per errore sarà stabilito durante il processo, spara un colpo di pistola al ragazzo della figlia. Da quel momento inizia una catena di omissioni e bugie con cui tutte le persone presenti in casa si coprono l'un l'altra. Poi l'ammissione di Antonio Ciontoli di aver sparato quel maledetto colpo, ma solo per errore.

La svolta delle intercettazioni

La svolta nelle indagini arriva quando "Chi l'ha visto?" rende pubbliche le registrazioni delle telecamere di sicurezza, che catturano i dialoghi tra i vari membri della famiglia Ciontoli e Viola Giorgini, mentre vengono interrogati dai magistrati. Là si cementa quel patto tra tutte le persone coinvolte, la morte del ragazzo viene sminuita, i protagonisti si spalleggiano l'un l'altro. Martina dice "ho visto papà puntare la pistola". "Era destino che morisse", dice Martina Ciontoli come a voler consolare il padre a meno di 24 ore dalla morte del ragazzo. E Viola Giorgini dice che in fondo è stato meglio così: "Se fosse sopravvissuto, sarebbe rimasto handicappato, si sarebbe ammazzato comunque". E anche Federico giustifica il padre: "Povero papà, perché mi immagino quando lui pensa al momento dello sparo".

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