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Mazzette per evitare i controlli del Fisco: arresti a Roma

Ordinanza di custodia cautelare per Giuseppe Costantini, Alberto Maria Gloria e Antonio Beltri con l’accusa di concussione. Costantini era già finito in carcere a luglio per lo stesso motivo.
A cura di Enrico Tata
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Ci sarebbe ricascato Giuseppe Costantini. Già a luglio il funzionario dell’Agenzia delle Entrate di Roma era finito in carcere con l’accusa di gonfiare gli introiti di alcuni ristoranti di lusso, prospettare multe insostenibili e chiedere alla fine mazzette. E oggi, per lo stesso motivo, è stato di nuovo arrestato insieme al collega Alberto Maria Gloria. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori del Nucleo di Polizia Tributaria, i due ispettori del fisco avrebbero cercato in diverse occasioni di farsi dare delle tangenti per ammorbidire un controllo fiscale che stavano effettuando sul locale. L'ultima, sarebbe stata una mazzetta di 50mila euro che i due avrebbero intascato. In manette e' finito anche il cugino di Costantini, Antonio Beltri, ritenuto un intermediario. Il Gip ha disposto la custodia cautelare in carcere per Costantini e Gloria mentre Beltri si trova ai domiciliari.

I due funzionari, che hanno fatto parte della direzione provinciale Roma 3 dell'Agenzia delle Entrate, sono stati arrestati dalla Guardia di finanza in esecuzione di un'ordinanza di custodia emessa dal gip, Simonetta D'Alessandro, su richiesta del pm Mario Palazzi. L’accusa è di tentata concussione nei confronti di ristoratori. L'operazione è stata resa possibile anche grazie alla collaborazione della Direzione generale del Lazio dell'Agenzia delle Entrate.

Il precedente. L’avevano chiamato proprio il “metodo Costantini”, dal suo cognome. A luglio scorso il funzionario dell’Agenzia delle entrate era stato già arrestato insieme ad un suo complice, Gian Piero Giliberti, per una truffa ai danni del ristorante Mezzo, di via Priscilla. Il metodo funzionava così: facevano credere al proprietario del locale che, secondo le loro tabelle, il ristorante aveva fornito troppa poca pasta ai clienti in relazione ai piatti usciti dalla cucina. Conti e tabelle ovviamente gonfiati. E per questo gli prospettavano multe faraoniche di centinaia di migliaia di euro. Da qui le tangenti chieste per risolvere il problema e abbassare l'ammontare della multa, con i due che si intascavano tra i 7 e gli 8mila euro a testa.

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