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Manuel, preso a bottigliate per aver chiesto di non fare pipì davanti ai bimbi

Manuel Carassanesi, magazziniere di 29 anni, è stato preso a bottigliate sulla testa solo per aver chiesto a Mustafà S., 45 anni, di non fare pipì in un parco di Roma davanti ai bambini.
A cura di Enrico Tata
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Manuel Carassanesi, magazziniere di 29 anni, è stato preso a bottigliate sulla testa solo per aver chiesto a Mustafà S., 45 anni, di non fare pipì al parco davanti ai bambini. Un'altra violenza a Roma, stavolta al quartiere Trionfale, dopo la brutale aggressione sulla metropolitana a Maurizio Di Francescantonio, colpevole di aver chiesto a due ragazzi di non fumare sul vagone.

"Se fosse accaduto a una donna non so come sarebbe finita, quell’uomo era un furia, ho provato a scappare, mi ha rincorso e picchiato con due bottiglie di birra, gli ho semplicemente chiesto di non fare i bisogni davanti ai bambini. Ma lui è impazzito. E ora è già libero, mia moglie ha paura", racconta Manuel. E' stato ricoverato all'Ospedale San Filippo Neri e tuttora ha una benda che gli fascia la testa, l'occhio sinistro è ancora mezzo chiuso e ha diversi ematomi sul volto. "Ieri al processo a noi il giudice non ci ha nemmeno ascoltato mentre lui è stato liberato con il solo foglio di allontanamento dal Comune di Roma. Con il rischio di ritrovarcelo qui davanti casa, un’altra volta", racconta Manuel al Corriere e al Messaggero. "E non era la prima volta che lo faceva. Quel tipo ci ha spesso insultato con gestacci e altre offese proprio davanti alle finestre. Abbiamo due bambini e siamo molto preoccupati almeno da sei mesi, da quando è arrivato qui e ha scelto questo posto come suo bagno personale".

La scorsa settimana Maurizio è stato massacrato di botte in metro

Maurizio Di Francescantonio è stato massacrato di botte da due giovani di 24 e 26 anni su un vagone della metropolitana B di Roma, all'altezza della stazione di piazza Bologna. Aveva soltanto chiesto loro di non fumare all'interno della metropolitana. Secondo il giudice i due ragazzi hanno agito in modo "univoco e idoneo" rispetto alla "causazione dell’evento morte". Queste le parole utilizzate dal gip Ezio Damizia nell'ordinanza che conferma il carcere per i due aggressori. In altre parole, volevano uccidere.

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