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Mafia Capitale, la relazione di Cantone passa nelle mani della Procura di Roma

Le 140 pagine della relazione dell’Anac firmate da Raffaele Cantone, che mettono nel mirino la gestione degli appalti del Comune di Roma, è finita nelle mani del procuratore capo Giuseppe Pignatone, titolare dell’inchiesta ‘Mondo di Mezzo’, e presto potrebbe confluire nelle indagini su Mafia Capitale.
A cura di Valerio Renzi
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Le 140 pagine della relazione dell'Anac firmate da Raffaele Cantone, che mettono nel mirino la gestione degli appalti del Comune di Roma, è finita nelle mani del procuratore capo Giuseppe Pignatone, titolare dell'inchiesta ‘Mondo di Mezzo', e presto potrebbe confluire nelle indagini su Mafia Capitale, o trasformarsi in un procedimento a se stante.

Nella sua relazione l'Autorità nazionale anti corruzione evidenzia come, tra il 2011 e il 2014 sotto il governo della città di Alemanno e di Marino, troppi appalti, anche se non ce ne era bisogno, sono state dati in assegnazione diretta senza passare per un apposito bando di evidenza pubblica, creando i presupposti per l'instaurarsi del sistema corruttivo gestito dalla cricca di Buzzi e Carminati, con il coinvolgimento di politici di centrodestra e centrosinistra, funzionari pubblici e imprenditori. "Ci sono appalti che possono essere dati per legge anche senza gara, ma noi abbiamo verificato che molti sono stati assegnati senza gara anche se non c'erano quei presupposti", aveva detto Cantone solo qualche giorno fa.

Appalti spezzatati per garantire una fetta della torta a chi pagava, apertura di procedure d'urgenza anche quando non c'era nessuna urgenza. Cantone e i suoi hanno passato al setaccio 1850 procedure, arrivando alla conclusione che "il vero boom di procedure negoziali e trattative private è avvenuto sotto la giunta Marino". Ora le conclusioni dell'Anac sono a disposizioni dei magistrati che, dopo averle analizzate, potrebbero decidere di verificare se dietro alcune scelte amministrative si nascondono fenomeni di corruzione o di clientela.

Ospite a Porta a Porta Raffaele Cantone ha spiegato come "l'attività ispettiva continuerà perché noi vogliamo capire se questi meccanismi che hanno consentito di sviluppare questo vero e proprio sistema di illeciti amministrativi sia stato messo in discussione poi dagli interventi successivi, cioè se quanto messo in campo attualmente dall'assessore Sabella e dal nuovo segretario generale sia in grado di evitare il verificarsi di fatti di questo tipo". Cantone ha poi chiarito come "momenti di discontinuità netti e chiarissimi rispetto al passato" si siano dati con l'amministrazione Marino, soprattutto all'indomani dello scoppio dell'inchiesta su Mafia Capitale.

"Non c'è un'equazione diretta tra procedure non corrette e corruzione – ha chiarito Cantone nel salotto di Vespa – Ma dietro queste procedure non corrette, ovvero non utilizzare le gare e fare proroghe continue, è più semplice che ci siano fenomeni di corruzione. Dalle nostre verifiche sono emersi fatti sia che riguardano gli ultimi due anni della giunta Alemanno che i primi due della giunta Marino".

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