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Mafia Capitale, il ras delle cooperative Buzzi ai pm: “Non sono un mostro”

E’ comparso davanti ai pm questa mattina Salvatore Buzzi, considerato dagli inquirenti il braccio destro del boss di mafia capitale Massimo Carminati, e si è difeso così: “Non sono un mostro come qualcuno mi ha dipinto. Ho cercato di lavorare in modo onesto e corretto”.
A cura di Valerio Renzi
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E' comparso davanti ai pm questa mattina Salvatore Buzzi, considerato dagli inquirenti il braccio destro del boss di mafia capitale Massimo Carminati, e si è difeso così: "Non sono un mostro come qualcuno mi ha dipinto. Ho cercato di lavorare in modo onesto e corretto per sviluppare il mondo delle cooperative del terzo settore". Eppure, secondo quanto ricostruiscono le oltre mille pagine dell'inchiesta ‘mondo di mezzo', gli appalti e gli affari del gruppo di cooperative di cui Buzzi era presidente, facente capo al consorzio 29 giugno, erano spesso e volentieri conquistati grazie alla corruzione e a rapporti clientelari con politici e funzionari. Emendamenti in bilancio, appalti, assegnazioni dirette aggiudicate grazie ad una fritta trame di relazioni con la politica e alla corruzione. Ma Buzzi, che si trova in carcere con l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, rigetta le accuse e parla per circa tre ore davanti al procuratore aggiunto di Roma Michele Prestipino e al pm Giuseppe Cascini. Nega di essere una specie di boss della mafia e di tenere ‘a stipendio' politici e funzionari. Dopo il colloquio l'avvocato Andrea Diddi, difensore di Buzzi fa sapere: "Siamo pronti a sostenere un nuovo confronto con gli inquirenti se necessario".

Chi invece ha ammesso di fronte i giudici di essere stato corrotto è Luca Odevaine, ex capo della polizia provinciale di Roma ed ex vice capo di gabinetto di Walter Veltroni quando era sindaco di Roma. Odevaine ha ammesso il suo ruolo di ‘facilitatore' in seno al tavolo nazionale sull'emergenza immigrazione, ammettendo di aver fatto ottenere gli appalti per i centri di accoglienza, in assegnazione diretta al gruppo di Buzzi, in cambio di denaro.

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