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La storia di Rosa: “Ho pagato 15mila euro per una casa popolare”

La storia di Rosa, 73 anni e 600 euro di pensione, che ha pagato 15mila euro per entrare in una casa popolare al Tufello. Ma la donna non vuole sentire parlare di ‘Affittopoli’: “Non sono una privilegiata, ho speso tutti i miei risparmi per avere un tetto sopra la testa e sopravvivere”.
A cura di Valerio Renzi
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Rosa, ha 73 anni e vive in una casa popolare a via Capraia, nel cuore del Tufello in III Municipio. Rosa (il nome è di fantasia, la storia è vera) è una dei tanti inquilini abusivi finiti nel mirino dei giornali e dell'amministrazione. "Mi sono ritrovata a più di 70 anni che non sapevo dove andare a vivere. Prima stavo in una casa messa a disposizione da mio figlio, poi questa possibilità mi è stata tolta e l'unica soluzione che ho trovato me l'ha offerta una persona che ho incontrato che pagando mi ha fatto entrare in questa casa". Non ha paura a spiegarlo Rosa: "Sì – dice risoluta – ho pagato 15.000 per entrare in una casa popolare. Una casa malandata in cui ho dovuto rimettere anche a norma gli impianti. Ho speso così tutti i miei risparmi, per avere un tetto".

"Lo so – continua, senza neanche un'ombra di vergogna della sua condizione – sono un'abusiva e ti posso assicurare che non mi piacere per niente". Alcune settimane fa ha ricevuto una lettera che gli intima di andarsene: "Se potessi lo farei senza problemi, ma con 600 euro al mese di pensione, da sola, dove dovrei andare secondo loro?". Qualche giorno fa il primo appuntamento con l'ufficiale giudiziario, che però non si è presentato. La 73enne è una delle migliaia di inquilini irregolari che abitano nelle case popolari, e contro cui l'Ater ha annunciato un giro di vite, con almeno 400 sgomberi in un anno. Ma non vuole sentire parlare di "Affittopoli" o di "furbetti": "Io non sono una privilegiata, sono solo una donna sola che risparmia fino all'ultimo centesimo per sopravvivere. Prima di avere una casa popolare assegnata sarei finita sotto un ponte".

A farci incontrare la donna è il Comitato Case Popolari III Municipio, nato spontaneamente contro la vendita del patrimonio pubblico prevista dal piano casa firmato dal premier Renzi e dall'ex ministro Lupi. Al Comitato, che si riunisce per lo più a piazza degli Euganei, al centro del quartiere, partecipano inquilini regolari e irregolari, è supportato dal sindacato Asia-Usb, dal centro sociale Astra e dall'associazione Defrag. Dopo mesi di manifestazioni in tutta Italia gli inquilini hanno riportato una parziale vittoria: gli inquilini potranno acquistare le case a canone sociale, così come stabilito dalla legge, e non a prezzo di mercato. Ma in questi mesi quelli del Comitato sono diventati un punto di riferimento per la gente: anziani che non hanno l'ascensore in casa, i problemi di tutti i giorni tra la manutenzione che non c'è e le infiltrazioni in palazzi ormai vecchi.

Il Tufello una volta era una borgata, ora qui è arrivata finalmente la metropolitana con il capolinea della B1 ed è una zona semicentrale della città, visto che le nuove periferie si estendono a ridosso o oltre il Raccordo. Non per questo ha perso il suo tessuto popolare, che è rimasto qui proprio grazie alla presenza dei grandi caseggiati popolari, con i loro cortili verdi e gli spazi comuni, ma anche con palazzi fatiscenti e marciapiedi dissestati. Chiediamo a quelli del Comitato di spiegarci il meccanismo di compravendita delle case: "Qui lo sanno tutti come funziona, basta che paghi e una casa la trovi. Spesso ad essere complici sono anche i funzionari dell'Ater e del municipio, non ho le prove da mostrarti ma lo sanno tutti che un pezzo della fetta è loro. C'è chi lascia la casa, magari assegnata alla nonna o ai genitori – spiega – e per uscire chiede dei soldi". E c'è anche chi ci "svolta" e, dopo aver individuato le case vuote, cambia la serratura e vende la chiave a 30 o 40mila euro.

Per risolvere il problema gli inquilini sono convinti che la soluzione non è quella dell'Ater: "Le case popolari sono troppo poche, e quelle che ci sono sono abbandonate a loro stesse. Dopo gli sfratti qua le case invece di essere riassegnate vengono murate, abbandonate. La vergogna non sono gli abusivi ma come è stato gestito questo patrimonio pubblico. Vogliono far credere che qua ci siano i ricchi che non vogliono pagare, ma qua chi si trova sotto sfratto sono solo persone e famiglie che non sapevano come altro fare". E le migliaia di persone in attesa di una casa popolare? “A dare un tetto a tutti ci devono pensare le istituzioni secondo noi, sennò è la guerra tra poveri, o meglio, tra chi è povero e chi è poverissimo”.

Solo in III Municipio sarebbero 700 gli sfratti esecutivi. Tra loro anche l'anziana inquilina, che intanto continua a pagare all'Ater circa 160 euro al mese, tra affitto e oneri accessori. "Sono i soldi che dovrei versagli se fossi una regalare assegnataria in base al mio reddito – spiega – Prima mi chiedevano di più, circa 250 euro come indennità di occupazione. Ma grazie agli avvocati del Comitato ho rifatto i conti e ora pago solo quello che posso dargli. E' giusto che io dia questi soldi, non dico di no, anche se un domani mi cacciassero via". E se vengono a portarti fuori? "Mi devono tirare fuori morta, io non ho neanche una macchina dove andare a dormire".

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