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L’ultima lettera del 22enne morto suicida in carcere: “Si sarebbe dovuto trovare struttura alternativa”

L’ultima lettera del 22enne morto suicida in carcere lo scorso venerdì a Regina Coeli. Il giovane non si sarebbe dovuto trovare in carcere ma in una Rems visti i suoi problemi psichici. Ma la struttura a cui era stato destinato 9 giorni prima del suicidio non aveva posto e il giovane non era stato rimesso in libertà.
A cura di Valerio Renzi
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Si è tolto la vita lo scorso 24 febbraio a 22 anni nel bagno della cella numero 67 della seconda sezione del carcere di Regina Coeli a Roma, dove si trovava recluso dallo scorso 23 dicembre. L'ultimo messaggio di Valerio in una lettera indirizzata al fratello e spedita per email tramite un servizio operativo da alcuni mesi in diverse carceri italiane. "Non ce la faccio più", scrive, esplicitando la sua volontà di farla finita. "Non ho più voglia di mangiare non ho voglia di fare nulla". Le sue ultime parole sono state rese pubbliche dall'Associazione Antigone, a cui la madre ha fatto pervenire la lettera.

Una storia giudiziaria e detentiva quella di Valerio che andava avanti da diversi mesi, e che Fanpage.it ha ricostruito con il Garante dei detenuti del Lazio Stefano Anastasia. Una vicenda ancora più grave perché il 22enne non si sarebbe dovuto trovare in cella, ma bensì in una struttura di detenzione alternativa in attesa di giudizio per i reati di resistenza, lesioni e danneggiamento.

"Era stato internato a settembre nella Rems di Ceccano (comune in provincia di Roma ndr), da qui si allontana una prima volta il 30 di novembre, una seconda volta il 12 di dicembre", spiega Anastasia. Nella prima occasione viene ritrovato e portato nuovamente alla Rems, la seconda volta invece viene trasferito in carcere: "Il giudice valuta che non fosse più qualificabile come una persona con problemi di salute mentale, disponendo così la custodia cautelare in carcere in attesa di giudizio".

Le Rems (Residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza sanitaria), sono state istituite con la legge 81 del 2015 che ha disposto la chiusura degli Opg (Ospedali psichiatrici giudiziari), per consentire un trattamento adeguato a chi soffre di disturbi psichici. E proprio in una Rems avrebbe dovuto fare ritorno Valerio da quando un altro giudice, il 14 febbraio, aveva deciso che il suo stato fosse incompatibile con il regime di detenzione carceraria: nove giorni prima del suicidio non si sarebbe dovuto trovare in carcere.

Perché Valerio invece era ancora in carcere dove poi si è tolto la vita? "L'amministrazione penitenziaria decide di assegnarlo non più alla Rems di Ceccano dove era stato in precedenza, ma a quella di Subiaco. – spiega Antastasia – La struttura però è piena e così non viene trasferito". Perché il 22enne non viene rimesso in libertà in attesa che si liberi un posto, a maggior ragione che non deve scontare nessuna pena ma era in attesa di giudizio, per di più per reati di lieve entità?

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