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L’assessore Esposito litiga con le associazioni di ciclisti e boccia il Grab

E’ scontro tra le associazioni di ciclisti romani e l’assessore ai Trasporti Esposito che prima boccia il Grab, poi dice di no alle bike-lines e spiega “un ciclista che va per strada lo fa a suo rischio e pericolo”. L’audio dell’incontro riportato in maniera integrale da un blog.
A cura di Valerio Renzi
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La fama di duro, guadagnata dall'assessore ai Trasporti Stefano Esposito contro il movimento No Tav e dalle sue dichiarazioni spesso un po' sopra le righe, lo aveva preceduto nel suo arrivo nella Capitale. Ma forse non tutti si aspettavano che sarebbe riuscito a litigare (e di brutto) con le associazioni dei ciclisti, arrivando a bocciare progetti presentati in pompa magna dal sindaco Marino e da un ministro del governo Renzi come il Grab (il Grande raccordo anulare ciclabile).

Il burrascoso incontro è stato riportato con dovizia di particolari dal blog di Rotafixa, al secolo Paolo Bellini, che riporta anche l'audio integrale della discussione tra Esposito e i ciclisti romani. Così Esposito dice nero su bianco: "Io le cose da fare ce le ho abbastanza chiare: così come, ad esempio, ho dovuto fermare la progettazione del GRAB. Hanno concepito le piste ciclabili come se fossero due linee tracciate per terra. Non possiamo fare a Roma delle ciclabili non protette". Successivamente il Grab viene derubricato a un progetto spot impossibile da realizzare con le risorse in campo.

E poi l'assessore annuncia la sua contrarietà alle bike-lines, volendo riservare le strade esclusivamente: "Io non faccio una bike-lanes che non sia protetta perché non intendo avere i morti gratis sulle strade. Le ciclabili devono essere protette. Altrimenti ditemi: dove dovrebbero passare le biciclette?". E la risposta dei ciclisti è sempre la stessa "per strada".

"Se un cicilista vuole andare sulla strada lo fa a suo rischio e pericolo. – aggiunge l'assessore – A me questa cosa delle bike-lines mi convince poco. Abbiamo fatto un sopralluogo per le bikelines, si possono spostare i parcheggi verso l’interno aer garantire il passaggio delle bici. Ma io non vado a restringere corsie dove già ci sono tempi di attesa di 15 minuti". Insomma, se poi vi ammazzano per strada io che figura ci faccio: "Allora lo dico in maniera cinica. Oggi un ciclista che sceglie di andare in strada rischia di essere ammazzato ok? Se io realizzo una bikeline (le chiama bikeline) e la bikeline non è protetta dalla cultura che c’è a Roma e in Italia, poi ci sarà un magistrato che viene a cercarmi. E io – ve lo dico con molto affetto – non mi faccio venire a cercare, chiaro? Questo è il punto. Mi devo portare sulla coscienza la gente che viene arrotatata?".

La risposta dell'associazione #Salvaciclisti completa il quadro kafkiano: "Ma è il contrario! La gente viene arrotata perché non c’è niente".

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