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Il M5s tradisce le promesse: senza lavoro i 93 lavoratori del canile della Muratella

Da otto mesi gli ex lavoratori del canile comunale della Muratella gestiscono la struttura accogliendo e facendo adottare cani e gatti, garantendo un servizio pubblico. Per loro nessuna speranza di continuità lavorativa con il nuovo bando, nonostante le promesse del Movimento 5 stelle durante la campagna elettorale.
A cura di Valerio Renzi
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Sempre più spesso a Roma i vizi che hanno caratterizzato per anni la gestione della cosa pubblica, come un uso massiccio degli affidamenti diretti e dei rinnovi senza bandi di gara, quei vizi che hanno reso possibile Mafia Capitale, finisce che li pagano gli ultimi, ovvero gli utenti dei servizi e i lavoratori che vi prestano opera, con generosità e professionalità a fronte di magri stipendi e scarse garanzie occupazionali. È il caso ad esempio dei 93 lavoratori del canile comunale della Muratella, che per otto mesi da soli, e con l'aiuto solo delle associazioni di volontariato e di centinaia di cittadini, si sono presi cura di migliaia di cani e gatti autogestendo la struttura e garantendo un servizio pubblico. Ieri la loro battaglia ha visto mettere (per ora) la parola fine da parte dell'amministrazione comunale, durante l'ennesimo tavolo di confronto negli uffici del Dipartimento Ambiente.

Il nuovo gestore Rifugio Agro Aversano, vincitore del bando promulgato dalla giunta commissariale di Francesco Paolo Tronca e mantenuto intatto dall'amministrazione Raggi, ha detto di avere intenzione di assumere solo 30 dei 93 lavoratori prima impiegati. Una promessa solo sulla carta però: nel bando vi è infatti una clausola di riassorbimento, ma che è valida solo nel caso in cui ci fossero contratti di lavoro in essere al momento dell'aggiudicazione, e quindi non riguarda chi, in questi mesi, ha portato avanti la struttura anche senza stipendio e senza contratto. Oltre il danno la beffa, verrebbe dire.  "Si poteva trovare una soluzione – spiega uno dei lavoratori – L'amministrazione aveva tutto il potere di ritirare il bando e di farne un altro, o di garantire anche successivamente i nostri posti di lavoro. Mandare a casa noi non vuol dire solo togliere uno stipendio a tante famiglie, ma perdere un capitale non sostituibile di professionalità maturate in anni di lavoro, esperienza, rapporti consolidati con la cittadinanza e il territorio. Si tratta poi di una privatizzazione di fatto, perché la società vincitrice non è una no profit". Per chi rimarrà senza lavoro solo promesse di futuri progetti per i diritti degli animali in cui riassorbirli.

Le promesse del M5s durante la campagna elettorale

Sembrano lontani i tempi in cui, in piena campagna elettorale, l'attuale presidente dell'Assemblea Capitolina Marcello De Vito interveniva alla conferenza stampa dei lavoratori in mobilitazione dentro il canile della Muratella. "Sono venuto a manifestarvi la mia solidarietà per questo stato di cose incredibile", scandiva De Vito in un intervento ancora visibile su Youtube. Subito dopo il campione di preferenze del MoVimento raccontava della professionalità dei lavoratori, ricordando di aver adottato un cane proprio alla Muratella, e denunciando lo "smantellamento effettivo dei servizi pubblici, non solo dei canili comunali che rappresentano un'eccellenza per la tutela dei diritti degli animali". "Questo è un servizio che deve andare in gara, ma faremo in modo che quel bando di gara abbia tutti i requisiti per garantire un servizi pubblico essenziale, il diritto dei cani, dei gatti degli animali, ma anche i diritti di chi quel diritto fino ad oggi l'ha garantito", così terminava tra gli applausi De Vito.

Era il 30 aprile ma sembra un secolo fa. Perché le promesse poi non sono state mantenute, a sentire i lavoratori, molti dei quali avevano riposto fiducia nell'azione della nuova amministrazione. I lavoratori della Muratella avevano anche partecipato al tavolo di discussione del Movimento 5 stelle sui diritto degli animali prima delle elezioni: "Evidentemente non c'è stato quel passaggio tra la base e poi chi è stato eletto come ci aspettavamo". "Il paradosso è che l'associazione per cui noi lavoravamo l'A.V.C.P.P. – spiegano i lavoratori – è invitata ai tavoli di discussione dell'Ufficio Tutela e Benessere Animali, quando solo in campagna elettorale Virginia Raggi la bollava come ‘Mafia Capitale'".

I lavoratori della Muratella: senza stipendio continuano ad accudire gli animali

Sono stremati i lavoratori della Muratella, che non solo da otto mesi mandano avanti il canile comunale, ma aspettano anche di vedere le ultime quattro mensilità maturate prima di essere licenziati, da gennaio 2016 ad aprile 2016. Ora il comune sta versando al vecchio gestore la metà della somma dovuta per la festone del servizio, ma chi aspetta di vedere le buste paga arretrate non hanno nessuna garanzia di essere pagati perché il Campidoglio non ha vincolato la prima tranche del pagamento prima di tutto al pagamento dei lavoratori. Anche in questi venti giorni (almeno), prima che il nuovo gestore prenda possesso della struttura, saranno i lavoratori licenziati ad occuparsi di cani e gatti, esattamente come hanno finora. E forse meritavano un trattamento diverso da parte dall'amministrazione pubblica, in particolare da chi è stato eletto promettendo discontinuità rispetto al passato.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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