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Il comune si prepara ad aprire un nuovo campo rom a Roma nord

Il comune di Roma ha bandito una gara per un aprire un nuovo campo rom a Roma nord, nonostante le condanne dell’Europa e i proclami sul superamento del sistema dei “villaggi attrezzati”.
A cura di Valerio Renzi
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Sulla necessità di chiudere i campi rom sono tutti d'accordo, da destra a sinistra, passando per il Movimento 5 stelle. Un'ossessione durante la campagna elettorale per il comune di Roma, cavallo di battaglia delle destra, ma argomento discusso e largamente affrontato anche da tutti gli altri candidati.

Virginia Raggi, ora sindaco di Roma, l'ha ripetuto diverse volte: "I campi rom saranno chiusi e superati così come chiede l’Europa". Peccato che, appena diventata sindaca della capitale, il comune di Roma rendeva pubblico un bando di gara "per il reperimento di un’area attrezzata nel territorio del Municipio Roma XV o Municipi limitrofi per l’accoglienza e soggiorno di 120 nuclei familiari di etnia Rom e l’affidamento del servizio di gestione sociale e vigilanza".

Superare i campi rom o costruirne di nuovi?

Insomma mentre si discute di come superare quei ghetti etnici noti come campi rom, pardon "villaggi attrezzati", tra mancanza di risorse e poco coraggio istituzionale (almeno finora, vedremo Raggi e M5s come affronteranno concretamente il tema), se ne aprono di nuovi. La denuncia è arrivata tra le altre dall'Associazione 21 luglio: "Il bando è in attuazione alla Determinazione dirigenziale n.2038 del 14 giugno 2016 e l’obiettivo dichiarato ‘è quello dell’inclusione sociale della popolazione rom con la fuoriuscita dall’area attrezzata', ma dei 1.270.000 euro quasi il 20% è destinato alla vigilanza, il 76% alla gestione e meno del 4% all’inclusione attraverso l’erogazione di borse lavoro e di percorsi formativi".

Un vero e proprio paradosso dunque: con un atto che parla della fuoriuscita dai campi come obiettivo primario, se ne costruiscono di nuovi e si mantengono aperti gli altri. Come se non bastasse è emerso dalle inchieste giudiziarie il sistema di  presunta malversazione che, vedendo in affari imprenditori e funzionari pubblici, lucrava proprio sulla gestione dei campi.

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