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Il cinema America lo salviamo noi: in campo Verdone, Virzì e Sorrentino

Oltre 50 artisti sarebbero pronti a fare un’offerta per rilevare il cinema America. Tra i firmatari del progetto anche Scola, Salvatores, Comencini e Toni Servillo.
A cura di Enrico Tata
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Secondo la Repubblica, in un articolo a firma Corrado Zunino, i ragazzi del Cinema America Occupato, avrebbero iniziato a creare una cordata in grado di rilevare la sala e rilanciarla come punto di riferimento della cinematografia italiana. Si sarebbero dimostrati interessati importanti produttori, registi e attori del Paese: da Degli Esposti (Palomar) a Tozzi (di Cattleya e presidente dell'Anica), dai registi Sorrentino, Salvatores, Virzì, Comencini, Scola, fino a Carlo Verdone e a Toni Servillo, che da quasi tre anni possiede un appartamento in zona. Le firme sarebbero circa cinquanta, per ora. Ma potrebbero aumentare. Il progetto prevede la preparazione di un'offerta d'acquisto da portare al Comune di Roma. I firmatari avrebbero valutato la struttura 2,1 milioni di euro, cioè in pratica costerebbe a ciascun partecipante della cordata circa 40mila euro. L'attuale proprietario, Massimo Paganini, considerate le potenzialità immobiliari (cinque piani, poi ridotti a tre, di mini-appartamenti nel centro di Roma), in un primo momento aveva fissato il valore dell'immobile in 8 milioni di euro. Ma presto potrebbe arrivare lo stop della sovraintendenza statale: il cinema potrebbe infatti diventare “bene storico” e in questo caso sarebbe vietato un cambio di destinazione d'uso.

Cinema America, tutta la storia

Lo storico Cinema America nel quartiere Trastevere a Roma è stato sgomberato lo scorso 4 settembre dalla polizia. La sala aveva cessato le proiezioni ufficiali nel 1999 e per 14 anni era stata abbandonata dalla proprietà fino a quando nel novembre del 2012 il cinema era stato occupato dagli attivisti ed era diventato un luogo di esperienze artistiche autogestite. Il Cinema America aveva ottenuto l'appoggio di numerosi esponenti del cinema nazionale, ma anche quello del ministro Dario Franceschini e del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La struttura costruita negli anni '50 infatti nei progetti della nuova proprietà doveva essere abbattuta per fare posto ad un condominio di lusso composto da venti mini appartamenti e garage.

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