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Il 30 giugno chiude il Camping River. I rom: “Non vogliamo tornare nelle baracche”

Al Camping River la rabbia dei circa 400 cittadini rom che vi risiedono: “Dal 309 giugno non abbiamo un posto dove andare”. Il rischio è di tornare agli insediamenti abusivi, di fare passi indietro di decenni invece di risolvere il problema: “Noi nelle baracche non ci vogliamo tornare”. Ma come si è arrivati a questo punto?
A cura di Valerio Renzi
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Arrivando al Camping River,  in via Tenuta Piccirilli, un'area a ridosso del Tevere fuori dal Raccordo all'estrema periferia di Roma, dove già la campagna e la città iniziano a confondersi, si capisce subito che c'è area di mobilitazione. Appesi ai cancelli gli striscioni scritti con uno spray nero su lenzuoli bianchi denunciano la tensione, lo stupore e la rabbia dei cittadini rom che qui risiedono, che due giorni fa hanno scoperto che dal 30 giugno non avranno più un posto dove tornare. Una nuova grana per l'amministrazione che ha promesso di chiudere i campi rom integrandone la popolazione (anche se le cose sembrano essere un po' più complicate come raccontato da Fanpage.it).

Il Camping River, gestito dalla cooperativa Isola Verde, è l'unico campo rom rimasto su di un terreno privato. Qui risiedono circa 400 persone, una parte è arrivata nel 2011 dopo la chiusura di Casilino 900, tanti altri già vi risiedevano da anni. "Prima tutti hanno mangiato con noi, milioni di euro spesi e ora che facciamo? Dove andiamo?", si chiedono in molti. Fuori dal cancello ci vengono in contro donne e uomini di tutte le età, ognuno vuole raccontare la sua storia. Ognuno di loro vuole dire la sua, raccontare la rabbia e la paura per il futuro.

"Non vogliamo tornare nelle baracche –  spiegano – Se ci mandano via da qua siamo costretti ad andare nei parcheggi o sotto i ponti, nei parchi". Perché il rischio è proprio questo, che la chiusura di un'area come il River comporti il moltiplicarsi di nuovi insediamenti abusivi, che invece di andare verso la soluzione del problema si torni indietro a volte anche di decenni. A sette famiglie è stato proposto di trasferirsi nel campo de La Barbuta, dove intanto i container vuoti vengono bruciati. "Non vogliono che ci trasferiamo", azzarda qualcuno a mezza bocca. Fatto sta che nessuno ha accettato la nuova collocazione.

Ci chiedono di entrare, ci spingono all'interno, ma interviene il personale della cooperativa: "Non si può entrare senza permesso". La responsabile Simonetta Lanciani ci dà appuntamento nei prossimi giorni per un giro e un'intervista. Vogliono far vedere le loro case, dimostrare che il posto è idoneo ad ospitarli, a differenza della comunicazione arrivata dal comune, per la quale il progetto presentato da Isola Verde non ha i requisiti necessari per vincere il bando. Peccato che fosse l'unico progetto ad essere stato presentato e ora per gli abitanti del River non c'è soluzione

Ma come si è potuto arrivare a questo punto? La giunta di Virginia Raggi eredita dalla precedente amministrazione commissariale di Tronca un bando di 1,3 milioni di euro per il reperimento di un'area nel XV Municipio per ospitare 120 famiglie di "etnia rom" per un anno. Scade l'assegnazione del River e, invece di prorogare l'assegnazione in maniera diretta (un tabù da Mafia Capitale in poi), si dà vita ad un bando anomalo, come segnalerà anche l'Anac che manderà all'amministrazione dei rilievi in merito. È evidente infatti come il bando sia pensato per la continuità del River: l'unico progetto presentato riguarda proprio quest'area.

E ora che succede? Al momento l'amministrazione non ha alternative e i residenti del River, compresi circa cento minori molti dei quali frequentano le scuole del territorio, rischiano di trovarsi senza casa nel giro di una manciata di giorni.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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