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News su Valentino Talluto, l'untore dell'HIV

Hiv, c’è anche un bambino di tre anni tra le vittime dell’untore Valentino Talluto

Il 32enne di Acilia è in carcere dallo scorso 22 novembre con l’accusa di lesioni gravissime ed epidemia dolosa. Il numero delle sue vittime cresce sempre di più: tra di loro anche il piccolo, figlio di una donna con la quale Talluto aveva avuto una relazione mentre era incinta.
A cura di Ida Artiaco
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Ci sarebbe anche un bambino di tre anni tra le vittime di Valentino Talluto, il trentaduenne sieropositivo di Acilia, in provincia di Roma, soprannominato "l'untore" per aver consapevolmente contagiato con il virus dell'Hiv numerose partner. Per questo, dallo scorso 22 novembre, è rinchiuso nel carcere di Regina Coeli con l'accusa di lesioni gravissime e di epidemia dolosa, ma la sua posizione si aggrava giorno dopo giorno. Come riporta il quotidiano Il Messaggero, il piccolo sarebbe figlio di una donna con cui l'indagato ha avuto una breve relazione mentre era incinta. La malattia gli è stata diagnostica all'ottavo mese di vita, insieme alla encefalopatia.

La lista delle potenziali vittime dell'untore non finisce qui: al momento la Procura conta almeno 48 donne, di cui 27 miracolosamente scampate al contagio. A queste si devono aggiungere anche tre uomini, attuali compagni delle partner infettate. Durante gli ultimi mesi, altre cinque persone sono state individuate dagli inquirenti per aver avuto rapporti sessuali non protetti con l'indagato. Una vera e propria emergenza sanitaria, il cui conto salatissimo i giudici stanno pensando di far pagare direttamente a Talluto. Si parla, infatti, di più di undici milioni di euro di spese all'anno tra visite specialistiche, terapie specifiche e acquisto di medicinali, che finora ha dovuto sostenere il Sistema sanitario regionale.

Per i giudici, si legge ancora sul giornale romano, "la condotta complessiva di Talluto dimostra come abbia intenzionalmente voluto trasmettere il virus dell'Hiv a una molteplicità di donne, assumendosi anche il rischio che queste infettassero i loro futuri partner e sviluppassero la malattia o comunque patologie proprie di chi è sieropositivo e non si cura, come la polmonite". L'untore intanto resta dietro le sbarre, in attesa di conoscere il numero definitivo delle sue vittime.

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