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Emanuele Morganti morto per una frattura delle ossa del cranio: i risultati dell’autopsia

La frattura avrebbe provocato “una gravissima emorragia cerebrale”. A scriverlo, nella sua relazione depositata in procura, è il medico legale Saverio Potenza, incaricato dai pm di esaminare il corpo del 20enne brutalmente aggredito lo scorso marzo ad Alatri.
A cura di Enrico Tata
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Emanuele Morganti è morto a causa di "una frattura delle ossa del cranio", che ha causato "una gravissima emorragia cerebrale". A scriverlo, nella sua relazione depositata in procura, è il medico legale Saverio Potenza, incaricato dai pm di esaminare il corpo del 20enne brutalmente aggredito lo scorso marzo fuori dal Mirò Music Club di Alatri, Frosinone. Secondo l'autopsia il ragazzo avrebbe riportato una "frattura cranica nella regione fronto-parietale sinistra" che potrebbe essere stata provocata dall'urto della testa "contro un ostacolo fisso e rigido come in particolare il montante trasverso di uno sportello chiuso di un'autovettura su cui il soggetto, cadendo pesantemente, possa aver battuto con il capo". A causare la morte di Morganti, quindi, potrebbe essere stata la caduta sulla Skoda parcheggiata in piazza Margherita e non un colpo ricevuto da uno dei suoi aggressori, anche se tale ipotesi non viene esclusa dal perito: esiste, secondo Potenza, infatti una "teorica compatibilità" della frattura "con un bastone o un manganello vibrato attivamente e violentemente".

La ricostruzione dell'aggressione a Emanuele Morganti

Emanuele, in compagnia della fidanzata e di alcuni amici, fu aggredito all'esterno del Miro Music Club di Alatri nella notte tra il 24 e il 25 marzo. Fu trascinato fuori dal locale dopo un litigio con un altro cliente e al di fuori del Mirò fu accerchiato e picchiato, questa la ricostruzione degli inquirenti, da un gruppo di ragazzi, tra cui anche i buttafuori della discoteca. Per la sua morte sono tuttora indagate otto persone, tre dei quali (Mario Castagnacci, Paolo Palmisani e il buttafuori Michel Fortuna) in carcere con l'accusa di omicidio.  "La consulenza è stata certamente utile anche se non decisiva. Non assume una valenza tranchante. Se dice che la causa della morte verosimilmente è stata l'urto con il fascione, al tempo stesso non esclude in assoluto il colpo con il manganello. Così si mettono in gioco tutti gli indagati", ha dichiarato l'avvocato Bruno Naso, il difensore di Fortuna.

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