Disabile segregato in casa, chiuso in una cella con sbarre: condannata tutta la famiglia
Un ragazzo disabile segregato in casa in condizioni descritte dagli inquirenti come inumane. A trasformare una stanzetta in una vera e propria prigione, con tanto di sbarre come una cella di un penitenziario, la sua famiglia. Padre, madre e il fratello, che ieri sono stati condannati per maltrattamento e sequestro di persona. Era il 29 febbraio del 2012 quando gli agenti di polizia arrivavano nell'abitazione di via del Pigneto per sedare una lite domestica e scoprono la cella dove è rinchiuso Fernando.
Secondo quanto ricostruito il ragazzo non usciva da quella stanza sporca e senza neanche una finestra da almeno 24 mesi. Una prigione domestica scoperta quasi per caso. Quando i poliziotti vedono il ragazzo di trent'anni in quello stato non credono ai loro occhi: Fernando vive in quel piccolo spazio coperto d'immondizia, sporco e provato dalla prigionia che non ha fatto che acuire il suo disagio psichico. La madre si giustifica spiegando come il figlio fosse diventato violento.
Una storia di abbandono e isolamento familiare. Secondo la sentenza il ragazzo era recluso in condizioni "intollerabili e penose", e i genitori e il fratello lo hanno costretto a vivere in cella "non provvedendo in alcun modo alla pulizia dell'ambiente da lui occupato, così da garantirne una anche solo accettabile condizione di igiene, omettendo di sottoporlo a cure e terapie, nonostante le assai precarie e cagionevoli condizioni psicofisiche, non provvedendo alla somministrazione di cibi e bevande in grado di tutelarne il sufficiente sostentamento".